La violenza economica è una delle forme più subdole e diffuse violenze di genere: prescinde dalla classe, dal reddito, dall’istruzione. Crei-iamo Cambiamenti è il progetto dell’associazione Le Kassandre finalizzato a contrastare la “violenza economica” sulle donne. I fondi raccolti verranno utilizzati per finanziare corsi professionalizzanti di OSS e di analista programmatore, favorendo l’indipendenza economica e l’autonomia di 16 donne. E’ possibile sostenere l’iniziativa con un crowfunding sulla piattaforma Eppela (https://www.eppela.com/projects/6911).

Le Kassandre, associazione di promozione sociale che fa parte della rete che gestirà il CAV del comune di Napoli (n.d.r. quando riaprirà), nasce nel 2004 a Ponticelli dall’incontro di un gruppo di donne, italiane e straniere, di generazioni ed esperienze diverse, ma accomunate dal tentativo di coniugare l’impegno professionale alle tematiche del sociale, soprattutto quelle relative al genere, alle pari opportunità, e alla educazione/formazione delle nuove generazioni.

Marianna Hasson, vicepresidente e responsabile dell’area legale de Le Kassandre ci parla di quanto incide la violenza economica nel complesso quadro della violenza di genere e del percorso di empowerment che le donne compiono per fuoriuscirne a partire dagli esempi concreti delle utenti dello sportello antiviolenza che Le Kassadre gestiscono a Ponticelli, ma anche degli strumenti statali di sostegno alle donne vittime di violenza che, come vedremo, presentano non poche criticità.

“In questi anni, spiega Marianna Hasson – ci siamo rese conto che tra le meno esplicite e spesso inconsapevoli tipologie di violenza, c’è quella economica. Quasi tutte le utenti che vengono al nostro sportello subiscono anche violenza economica o non sono economicamente indipendenti e questo rende più difficoltoso il loro percorso di fuoriuscita dalla violenza. Solitamente il maltrattante è l’unico a percepire o a gestire il reddito in famiglia, poiché spesso, anche quando la donna lavora, pretende di avere controllo delle sue risorse economiche. Si tratta di un tipo di violenza sottovalutata perché attuata tramite comportamenti culturalmente e socialmente accettati e dati per scontati nella nostra società dove è considerato normale e doveroso che l’uomo mantenga la famiglia.

Nel territorio di Ponticelli le donne hanno, nella maggior parte dei casi, un basso livello di formazione e istruzione e vivono in una situazione di disagio economico. Una donna che non ha un’indipendenza economica vive più delle altre una condizione di soggezione e paura che la portano ad accettare la violenza del partner. Si innesca cosi un circolo vizioso. In alcuni casi il partner “concede” alla donna piccole somme da lui determinate e la richiesta di somme ulteriori, quasi sempre necessarie alle esigenze della famiglia, da parte della donna, costituisce il pretesto per ulteriori aggressioni; allo stesso tempo questa mancanza di autonomia impedisce o ostacola la fuoriuscita dalla relazione”.

Il progetto Crei-iamo Cambiamenti ha come obiettivo quello di coinvolgere le donne in un percorso individualizzato che consenta loro di accostarsi all’ambito lavorativo. Attraverso borse professionalizzanti, si sosterrà l’indipendenza economica e l’autonomizzazione delle donne, favorendo così anche una presa di consapevolezza e l’empowerment. Nello specifico, saranno offerti dai 4 agli 8 incontri di bilancio delle competenze ed orientamento al lavoro, di cui si occuperà un’operatrice esperta, incontri volti ad accompagnare le donne nella scelta dei corsi professionalizzanti di OSS o di analista programmatore. Il percorso terrà conto degli interessi, delle capacità e delle risorse delle donne coinvolte, rendendole protagoniste. Un’altra operatrice si occuperà di prendere contatto con gli enti di interesse, favorendo così la formazione di una rete di supporto che tenga conto delle esigenze delle donne. Permettendo alle donne una crescita personale ed offrendo loro una borsa professionalizzante, l’obiettivo implicito consiste nel favorire l’inserimento delle donne nel mondo lavorativo come OSS e analista programmatore. I fondi raccolti attraverso le donazioni ed il sostegno di MSD saranno impiegati nel finanziamento dei corsi di formazione per 16 donne ma se la cifra raggiunta è superiore rispetto a quella prevista, il progetto coinvolgerà un numero superiore di donne”.

“Il percorso di fuoriuscita dalla violenza è lungo e complesso – continua l’avvocatessa Hasson -, se le donne non hanno risorse economiche proprie e soprattutto se hanno figli si sentono con le spalle al muro. Quando c’è l’indipendenza economica il percorso può essere più semplice. Penso ad A., una donna che si è rivolta a noi e che lavora stabilmente nel mondo della scuola: la sua indipendenza le ha consentito di uscire dalla violenza e potersi autodeterminare in tempi brevi, invece con il matrimonio aveva interrotto gli studi universitari ed era dipendente dal marito che godeva di una posizione economica discreta e stabile. Lui decideva unilateralmente l’importo da accordare ogni settimana alla moglie, lei stessa la definiva una sorta di “paghetta” e ogni richiesta ulteriore della donna era il pretesto per aggredirla fisicamente. G. è venuta al nostro sportello dove è stata accolta e ha usufruito della consulenza psicologica, di quella legale, dell’orientamento al lavoro ed è stata inserita in un percorso di formazione finalizzato all’inserimento lavorativo; nonostante il nostro sportello le abbia fornito tutti i supporti possibili e nonostante lei stessa abbia messo in campo tutte le sue risorse personali, proprio perché era in una situazione di totale soggezione economica per molto tempo non ha trovato il coraggio di separarsi e denunciare. Questo caso è emblematico di come tutti i percorsi di fuoriuscita dalla violenza rischiano di restare incompiuti se non si crea per la donna un’autonomia lavorativa ed economica. Infatti G. ha deciso di denunciare e separarsi proprio quando ha iniziato ad intravedere la possibilità di un inserimento lavorativo”.

Inoltre, quando la vittima decide di sottrarsi al maltrattante o quando questi viene obbligato a lasciare la casa familiare, lo strumento economico diventa una forma di ritorsione o di ricatto: tantissimi uomini rifiutano di pagare il mantenimento, anche quando stabilito dal Tribunale e anche se dovuto per i figli, attuando così una vera e propria ritorsione verso la donna che ha osato sottrarsi al loro controllo oppure nel tentativo di farla desistere dal loro percorso di fuoriuscita dalla violenza. Gli strumenti di tutela legale rischiano di risultare inefficaci o tardivi, anche in considerazione del fatto che in un contesto come quello di Ponticelli, il lavoro sommerso è preponderante. In alcuni casi sono le stesse donne a mostrare una resistenza a denunciare il maltrattante temendo che ciò comporti per lui la perdita del lavoro e, dunque, della principale fonte di sussistenza per la famiglia.

D’altra parte esistono anche strumenti statali che sostengono le donne vittime di violenza e consentono loro di essere indipendenti, ma questi spesso sono preclusi per motivi burocratici.

“In presenza dei requisiti necessari – continua l’avvocatessa Hasson – la donna può chiedere il reddito di cittadinanza. Ed è di pochi giorni fa la circolare INPS relativa al “reddito di libertà” di cui certamente sono condivisibili le finalità e che tuttavia presenta delle criticità: innanzi tutto le risorse sono sproporzionate (in negativo) rispetto al numero di utenti dei Cav, quindi i fondi si esauriranno in tempi brevi. Inoltre la circolare INPS fa riferimento alle donne seguite dai CAV riconosciuti dalla Regione di residenza oppure dai servizi sociali. A Napoli al momento c’è un unico Cav accreditato, visto il CAV del Comune non è ancora operativo e non tutte le donne vengono prese in carico, o vogliono essere prese in carico, dai servizi sociali. Resta da capire se le donne prese in carico da Cav non accreditati possano usufruire del fondo o meno perché in quest’ultimo caso verrebbero gravemente discriminate.

L’accreditamento di un centro antiviolenza è legato principalmente a requisiti relativi alla sede, al numero di giorni di apertura: un’associazione come le Kassandre che opera per lo più in volontariato o con piccoli finanziamenti privati ha difficoltà a raggiungere questi requisiti e a poter richiedere l’accreditamento. Per questo motivo, oltre a non veder riconosciuto il nostro lavoro, rischiamo di non poter fornire alle utenti il supporto necessario per l’accesso al reddito di libertà”.

Per sostenere i percorsi formativi delle donne vittime di violenza del progetto Crei-iamo Cambiamenti meso a punto da Le Kassandre si può donare qui: https://www.eppela.com/projects/6911.

di Alessandra Del Giudice

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