ROMA. In un nuovo rapporto pubblicato oggi sulla Siria, Amnesty International ha affermato che l’assalto lanciato in questi giorni dalle forze governative contro la città di Aleppo costituisce il culmine di mesi di brutale repressione contro le voci dissidenti.
Nel suo rapporto, frutto di indagini compiute direttamente sul territorio alla fine di maggio, Amnesty International documenta l’uso costante di munizioni letali da parte delle forze di sicurezza e degli shabiha (le famigerate milizie governative) contro manifestazioni pacifiche, le uccisioni e i ferimenti di chi vi prendeva parte così come di chi vi era estraneo, bambini compresi, e la caccia ai feriti, ai medici che curavano questi ultimi e agli attivisti dell’opposizione.
«L’attacco contro Aleppo, che pone sempre di piu’ la popolazione civile a rischio, e’ il prevedibile sviluppo di quel modello di violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza in tutto il paese» – ha dichiarato Donatella Rovera di Amnesty International.
Il nuovo rapporto racconta come famiglie di persone uccise per aver preso parte o aver assistito a manifestazioni abbiano ricevuto pressioni per firmare dichiarazioni secondo le quali i loro parenti erano stati assassinati da ‘bande armate di terroristi’e descrive tutta una serie di violazioni dei diritti umani commesse dalle forze statali, tra cui i deliberati attacchi contro manifestanti e attivisti pacifici, la caccia ai manifestanti feriti e ai medici che li curavano, l’abituale ricorso alla tortura, gli arresti arbitrari e le sparizioni forzate.
L’APPELLO ALLE NAZIONI UNITE. Nel suo rapporto, Amnesty International rinnova la richiesta al Consiglio di sicurezza di garantire la presenza di una missione di osservatori sui diritti umani in Siria, o estendendo ed espandendo l’ormai paralizzata e in via di scadenza Missione di supervisione dell’Onu in Siria (Unsmis) o istituendo un altro meccanismo. L’organizzazione per i diritti umani ribadisce ancora una volta l’urgenza che il Consiglio di sicurezza deferisca la situazione della Siria alla Corte penale internazionale e imponga un embargo sulle armi alla Siria, con l’obiettivo di fermare l’afflusso di armi al governo di Damasco. Infine, Amnesty International chiede al Consiglio di sicurezza di congelare i beni del presidente Bashar al-Assad e di altre persone sospettate di aver ordinato o eseguito crimini di diritto internazionale.

di Sofia Curcio

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