ROMA. Domani si volta alla Commissione Politiche Europee del Senato e gli animalisti inviano una lettera al Presidente del Senato Schifani, ai Presidenti dei Gruppi del Senato della Repubblica e ai membri della XIV Commissione del Senato contenente le motivazioni tecnico scientifiche, giuridiche e morali per le quali le associazioni chiedono che venga approvato l’articolo 14 dell’AS 3129 Legge Comunitaria 2011 riguardo ai criteri e ai vincoli di recepimento della direttiva 2010/63 sulla sperimentazione sugli animali «affinché la norma non resti soltanto una mera riproposizione del testo comunitario». Nella missiva della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, firmata di presidenti Carla Rocchi (Enpa), Gianluca Felicetti (LAV), Laura Rossi (Lega Nazionale Difesa del Cane), e Massimo Comparotto (Oipa), si legge che «secondo i sondaggi indipendenti e non commissionati da parti, l’86% degli italiani è contrario alla vivisezione o alla sperimentazione sugli animali che dir si voglia. Gli italiani, sempre più coscienti dei limiti scientifici e delle ripercussioni etiche, chiedono norme più restrittive sull’uso degli animali e sostegno ai metodi alternativi di ricerca. Ciò è evidentemente testimoniato con la grande tensione morale sulla sorte dei cagnolini beagle ancora nell’unico residuale allevamento per la sperimentazione, Green Hill, di proprietà straniera, come avrà potuto vedere dai telegiornali dei mesi scorsi». Ai senatori sono state inviate, inoltre, anche diverse argomentazioni a sostegno del testo dell’art. 14 A.S. 329, tra cui l’autorevole commento della ricercatrice Susanna Penco che afferma «Dal punto di vista etico non ritengo giustificabile, neppure in nome di un presunto progresso, infliggere sofferenze ad altri esseri senzienti, umani e non umani, per i quali provo egualmente compassione – ha detto la ricercatrice – al punto di vista scientifico, considero la sperimentazione sugli animali inutile e dannosa. E’ inutile perché‚ studiare una cura su una specie diversa da quella a cui la cura è destinata non ha alcun senso; dannosa perché distrae risorse impegnandole in modo inopportuno e perché spesso i farmaci testati sugli animali poi creano dei problemi all’uomo». Inoltre «I risultati – ha aggiunto Susanna Penco – non sono “trasferibili” da una specie all’altra, mentre esistono ormai metodi alternativi molto più sicuri, come la sperimentazione in vitro di cui mi occupo da decenni».
PER SAPERNE DI PIU’
www.nelcuore.org
di Francesca Damiano

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