ROMA. «I dati raccolti attraverso il progetto “City Care – Sportello Sociale” fotografano una realtà giovanile molto ben informata sulle sostanze e sui rischi a cui ci si espone facendone uso. Tuttavia, la convinzione diffusa è che un uso “moderato” non sia pericoloso. Il 56% delle persone raggiunte dai nostri operatori dichiara di aver fatto uso di stupefacenti negli ultimi 12 mesi, per lo più cannabis (55.18%). Si abbassa, inoltre, l’età di primo utilizzo, che quasi il 10%  del campione indica ad 11 anni». Così Silvia Stocchi (Modavi), responsabile del progetto City Care – Sportello Sociale promosso dall’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, con un finanziamento della Regione Lazio, e realizzato dal Modavi Onlus insieme a Cooperativa Sociale S.S. Pietro e Paolo, Acli di Roma e Aiva Onlus.
IL PRESIDENTE. «Questi dati – spiega Irma Casula, presidente nazionale del Movimento delle Associazioni di Volontariato italiano (Modavi) – confermano l’importanza della prevenzione. Al di là della dicotomia, oggi più ideologica che altro, fra chi è favorevole o contrario alle strategie d’intervento ispirate alla politica della riduzione del danno, è importante prendere atto di come il danno in sé sia, per forza di cose, negativo. Per questo motivo dobbiamo intercettare i ragazzi prima che sia troppo tardi, prima che l’intervento da fare sia quello del recupero del tossicodipendente (oppure “della  disintossicazione”). Bisogna rendersi conto che alla base delle tossicodipendenze c’è sempre un disagio sociale che porta all’annichilimento della persona. Su questo piano i nostri operatori, giovani e competenti, hanno svolto un lavoro encomiabile di vero e proprio “sportello sociale”, volto non alla riduzione ma alla prevenzione del danno».

di Mirko Dioneo

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