ROMA. Sono 4.856 i profughi accolti dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) nei primi 9 mesi del 2011, nell’anno dell’ emergenza Nord Africa stabilita con ordinanza dell’ex premier Silvio Berlusconi. Il 76% sono uomini, la nazionalità più rappresentata è quella afgana (14%), seguita dalla somala (13%), eritrea (11%), nigeriana (8%) e pakistana (6%). Si tratta dei dati forniti dal Rapporto annuale del Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). Anno 2010/2011, presentato dal Servizio Centrale dello Sprar con l’Anci, cui lo Sprar afferisce, e dal ministero dell’Interno. Il rapporto fotografa le attività di accoglienza realizzate dagli enti locali in collaborazione con le realtà di terzo settore. Tra i beneficiari dell’accoglienza nei posti dello Sprar, la maggioranza ha ricevuto la protezione sussidiaria (34%), i richiedenti asilo sono il 30%, ha la protezione umanitaria il 16% e il restante 20% è costituito da rifugiati, che quindi hanno già ottenuto l’asilo politico.
I CONFLITTI. Nel 2011, in seguito alle rivoluzioni in Tunisia e in Egitto e a causa del conflitto libico, sono aumentate le operazioni di soccorso in mare che hanno fatto arrivare in Italia i profughi. Si è passati dai 13.900 sbarchi del bennio 2009/2010 ai 60.656 cittadini stranieri giunti via mare da gennaio a settembre, in aumento anche rispetto ai 37 mila del 2008. Una cifra reale che risulta però ridimensionata rispetto alle stime dell’agenzia Frontex all’inizio dell’anno quando si parlò anche di un milione e mezzo di migranti in fuga verso coste italiane. La maggior parte dei profughi è arrivata sulle isole Pelagie ( 51.596). In Italia sono state registrate, durante il primo semestre del 2011, 10.860 domande di asilo. L’incremento è del 102% rispetto allo stesso periodo di riferimento del 2010.
LA RETE La rete Sprar  nel 2011 conta 151 progetti territoriali, che fanno capo a 128 enti locali, per una capacità di accoglienza di 3.000 posti. Di questi, 2.500 sono dedicati alla presa in carico delle “categorie ordinarie” – uomini singoli, donne singole e nuclei familiari – e 450 sono destinati all’accoglienza delle situazioni di vulnerabilità, come le vittime di tortura e violenza. I restanti 50 posti sono per la prima volta specificatamente riservati a persone con una vulnerabilità afferente alla salute mentale.
di Mirko Dioneo

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