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Lavorare la terra? Sì, ma negli «Orti mobili» per disabili

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di Claudia Di Perna
TERNI. Ripensare all’agricoltura per consentire a persone con disabilità fisica o psichica di potersi dedicare ad essa: è la sfida della Cooperativa Sociale ACTL del capoluogo umbro che, nell’ottica di favorire l’integrazione e l’impiego delle categorie meno avvantaggiate, ha promosso diversi modi riadattati di coltivazione e vendita dei prodotti, ascrivibili a una nuova categoria, quella di un’«agricoltura sociale» appunto.
LA NUOVA ORTICOLTURA. Rivolta agli ospiti dei centri semiresidenziali, le nuove pratiche di coltivazione prevedono l’impianto di vasche, dei veri e propri «orti mobili», ricavate da materiali di recupero e riempite all’occorrenza di terra da seminare e da lavorare. Già in via di attuazione presso la Comunità Terapeutico – Riabilitativa Koinè, il progetto di queste vasche, che ricordano un po’ l’antica tecnica dei giardini pensili dei babilonesi, è stato presentato durante il FestArchLAB, kermesse di architettura organizzata dall’associazione Gatr (Giovani Architetti Ternani).
Ma le idee non si esauriscono qui e la progettualità delle associazioni cresce sempre più visti i risultati ottenuti sinora per trovare un posto per tutti.
Loredana Scriccia, dirigente di Koinè, sostiene infatti: «Abbiamo tanti microprogetti di agricoltura con cui valutiamo anche quelle che possono essere le attività più congeniali per ciascuno».
PER SAPERNE DI PIU’
Il sito di ACTL 
 
 
 
 

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