PECHINO. Sono quattro i Paesi del mondo nelle cui aree geografiche è possibile verificare attualmente un progressivo incremento dello sviluppo economico-industriale, e che recentemente vengono qualificate dalla stampa mondiale con l’acronimo “Bric”. La Cina, che viene indicata per ultima nella figura, dovrebbe invece, secondo quanto affermato dagli esperti, essere collocata al primo posto fra i paesi in via di sviluppo per l’eccezionale potenziale umano ed economico che possiede, ma soprattutto per i risultati economici raggiunti. Il prodotto interno lordo della Cina, il cui tasso di crescita ha raggiunto oggi livelli impressionanti, supererà tra il 2015 e il 2020 quello degli Stati Uniti, diventando il più importante tra i paesi emergenti anche per la sua forza strategica. Il Fondo Monetario Internazionale ha calcolato che nei prossimi cinque anni l’economia cinese, salvo gli imprevisti dovuti alla crisi in atto, alla quale il governo di Pechino ha reagito con una politica di rilancio molto decisa, avrà superato in termini di Pil quella del Paese più forte del globo, situandosi al primo posto fra i maggiori paesi produttori del mondo.
PETROLIO. Tuttavia, nell’immaginario collettivo internazionale il modello di sviluppo cinese è considerato come del tutto insostenibile. Ciò che preoccupa i più avveduti è lo scarso interesse della Cina alla conservazione delle risorse naturali. Si parla di penuria o di un prossimo esaurimento del petrolio, che continua ad essere la principale fonte energetica del pianeta.
Il petrolio non è l’unica risorsa naturale minacciata di esaurimento, anche la preziosissima acqua si rarifica, sia a causa dello scriteriato uso industriale sia per effetto della desertificazione delle terre, nonostante il continente cinese sia percorso da storici grandi fiumi che sembrerebbero inesauribili. Inoltre, il gradissimo consumo delle fabbriche delle acque dei fiumi della Cina è reso tossico o inadatto a rispondere ai bisogni ordinari di potabilità delle grandi città, la cui crescita esponenziale costringe il governo di Pechino a progettare faraoniche opere per dirottare alcuni corsi d’acqua dal sud verso il nord del Paese.
ARIA. Altro problema relativo al degrado naturale è la qualità dell’aria, che rimane tra le peggiori del mondo in Cina soprattutto nelle aree urbane a maggiore concentrazione umana e industriale. Il Paese del Sol levante è il numero uno nel mondo per la quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera, mantenendo il nero primato di maggiore responsabile del surriscaldamento ambientale della terra. La politica internazionale pressa sulle autorità di Pechino perché aderiscano agli accordi internazionali sulla riduzione di gas serra nell’aria. “La Cina non è l’unico paese responsabile dell’inquinamento globale,- ha ricordato il governo cinese senza rinunziare ad un progetto di riduzione di CO2- mentre le ipocrite nazioni occidentali, dopo aver impunemente distrutto per molti anni il pianeta con il proposito di preservare l’ambiente naturale del loro paese, hanno scelto di delocalizzare i loro investimenti industriali nell’Asia orientale, facendo della Cina il primo paese manifatturiero del mondo”.

di Rosa Ambrosio

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