VICENZA. Monta la polemica per le nuove aperture di sale da scommesse, anche di fronte a scuole. Sulle conseguenze sociali del gioco d’azzardo ed in particolare sulla sua, la Caritas Vicentina lancia l’allarme e chiede di porre attenzione ai risvolti umani di questo business. «Se è vero infatti che non tutto il gioco è patologico e crea dipendenza e debiti – sottolinea il direttore della Caritas Vicentina don Giovanni Sandonà – è altrettanto vero che i numeri evidenziano un trend di preoccupante crescita delle dipendenze da gioco, con gravissime conseguenze per tante famiglie”. La “fotografia” del fenomeno non lascia spazio a dubbi: la compulsività da gioco patologico è una delle nuove forme di povertà ed invece di trovare un freno nella mancanza di soldi a causa della crisi, sembra trarre dal senso di incertezza economica di tante persone un motivo di espansione: un fatalismo scaramantico a cui ci si affida malamente». In un convegno che si è svolto a Trento nel maggio scorso, infatti, l’Associazione Centro Sociale Papa Giovanni XXIII ha reso noti dei dati su cui riflettere. Se la spesa per il gioco d’azzardo legale è infatti passata da 14,3 miliardi di euro nel 2000 ai 79,9 miliardi del 2011, la spesa pro-capite annua e’ di 1260 euro (neonati compresi, se si contano solo i maggiorenni e’ di 1500 euro). Il gioco d’azzardo e’ la terza industria italiana, dopo realtà come Eni e Enel. Il fatturato illegale è di 10 miliardi, mentre le tasse sulle scommesse sono costantemente diminuite (la pressione fiscale e’ passata dal 29,4% del 2004 al 14,4% del 2010). Si stima che fra i giocatori quelli dipendenti siano fra l’1 e il 3%, pari a circa 700-800 mila persone in età da gioco (il doppio dei soggetti seguiti dalla sanità pubblica per dipendenze da droghe o alcol). Le ricerche dimostrano anche che la maggior quantità di giochi a disposizione è direttamente proporzionale ad un aumento del numero della popolazione che perde il controllo nel gioco e diviene giocatore problematico o patologico.
I NUMERI. Dati eclatanti vengono dall’identikit di chi gioca: secondo dati Eurispes sono il 47% degli indigenti, il 56% del ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati e il 47% dei giovani che frequentano le scuole superiori. Le scommesse si confermano la causa maggiore di debiti ed usura.
I numeri vicentini confermano che questa forma di dipendenze e’ in crescita: il servizio per la dipendenza da gioco della Cooperativa Nuova Vita nel 2009 ha avuto 87 contatti, che sono diventati 100 nel 2010, 120 nel 2011 e 71 in soli sei mesi del 2012. «La situazione e’ drammatica – afferma ancora Sandonà – e tutto e’ reso ancor più grave dalla scandalosa sordità e cecità del potere legislativo. Il nostro sistema sociale dovrebbe tutelare i piu’ deboli, invece siamo di fronte ad una frammentazione istituzionali di fronte al fenomeno, in assoluta autoreferenzialità».

di S.C.

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