di Claudia Di Perna
ROMA. Sono i pretesti più semplici molto spesso ad essere forieri di un cambiamento. Una bicicletta verde, nel caso della regista saudita Haifaa Al Mansour, cresciuta nell’estremista città di Riyad in una famiglia decisamente liberale e che ha voluto raccontare la storia di Wadjda (forse il suo alter ego di bambina) e del suo desiderio di poter pedalare in libertà, proprio come gli amici e i fratelli maschi. Domani con il patrocinio di Amnesty International, presso la Casa del Cinema in Largo Marcello Mastroianni, Al Mansour presenterà il suo primo film, interamente girato per le strade della capitale dell’Arabia Saudita e che porta il titolo del suo pretesto, «La bicicletta verde (Wadjda)», appunto.
IL FILM E LA SUA REALIZZAZIONE. A soli 10 anni la giovane protagonista del film decide, forse anche non troppo consapevolmente, di iniziare a cambiare il proprio destino, segnato non solo dalle leggi di un paese che privilegiano il sesso maschile, ma anche dall’opinione diffusa (indistintamente tra uomini e donne) che alle signore debbano essere precluse molte semplici attività per la salvaguardia della propria virtù. Andare in bicicletta è il tabù che Wadjda vorrebbe superare e decide di racimolare la somma per comprarne una verde vista in una vetrina, dapprima facendo da corriere tra due innamorati, poi con la partecipazione a un concorso con premio in denaro, vinto da chi avrebbe recitato meglio i versi del Corano. Un gesto audace, pur nella sua semplicità: non soltanto quello della fanciulla, ma anche quello della regista. Haifaa Al Mansour, infatti, ha raccontato di come l’esperienza di girare il suo film nei quartieri della capitale saudita sia stato talvolta minacciato non tanto dalle autorità, vista la regolarità dei permessi ottenuti, ma dalle persone residenti nella città, ritrovandosi spesso a dirigere le riprese da un furgoncino, per sottrarsi agli sguardi e ai giudizi di chi avrebbe potuto ostacolare l’attività.
AMNESTY PER LE DONNE. L’organizzazione internazionale che sostiene i diritti umani è da sempre attenta alle problematiche che le donne in Medio Oriente devono affrontare, alla luce dei diritti che non vengono loro riconosciuti. Per questo Amnesty porterà la storia di Wadjda nelle scuole e sarà illustrato ai ragazzi del mondo occidentale la condizione di un paese molto vicino in senso geografico e che, seppur lontano nel riconoscimento della parità dei sessi, mostra chiari segnali di volontà di cambiamento.
E infatti nel 2011 il re Abdullah ha annunciato che a partire dal 2015 le donne potranno votare, candidarsi per le liste municipali e far parte della Shura, l’organismo dei consiglieri del re.

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