ROMA. È illegittimo lo stato di emergenza dichiarato per far fronte alla presenza di insediamenti di comunità rom e sinte sul territorio italiano. Con una sentenza resa pubblica il 18 novembre, il Consiglio di Stato boccia il Piano nomadi e rende giustizia all’Associazione per la difesa dei diritti dei rom, European Roma Rights Centre Foundation e a due abitanti del campo Casilino 900 di Roma, promotori del ricorso contro la Presidenza del Consiglio ed altri.
 
In data 16 novembre 2011, con sentenza n. 6050, il Consiglio di Stato ha stabilito “l’illegittimità del decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 21 maggio 2008” in quanto, si legge nelle motivazioni, “non si evincono precisi dati fattuali che autorizzino ad affermare l’esistenza di un nesso tra la presenza sul territorio di insediamenti rom e una straordinaria ed eccezionale turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica nelle aree interessate. Il riferimento a “gravi episodi che mettono in pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica”, inoltre, non risulta supportato da una seria e puntuale analisi dell’incidenza sui territori del fenomeno considerato. Infine il Consiglio di Stato ha riscontrato un difetto nell’istruttoria e nella motivazione retrostanti alla dichiarazione dello stato di emergenza.
 
IL RICORSO. In questo modo il Consiglio di Stato non rigetta soltanto il ricorso in appello della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero dell’interno, del Dipartimento della protezione civile e delle Prefetture di Roma, Milano e Napoli contro la sentenza 1 luglio 2009 del Tar di Roma che aveva emesso un primo verdetto favorevole per l’Errcf. I giudici hanno infatti accolto il controricorso della stessa Associazione non pienamente soddisfatta dalla pronuncia di primo grado che non aveva condiviso il rilievo della carenza di presupposti di fatto idonei a legittimare una declaratoria di emergenza ai sensi dell’art. 5 della legge n. 225 del 1992 e dei lamentati intenti di discriminazione etnica e/o razziale nei confronti della comunità Rom.
 
IL DECRETO. “Lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi” era stato decretato il 21 maggio 2008 dal presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi. In seguito sono state emesse alcune ordinanze attuative con le quali sono stati nominati i prefetti di Roma, Napoli, Milano e, successivamente, quelli di Torino e Venezia, “commissari delegati per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza” nelle regioni di Lazio, Campania, Lombardia, Piemonte e Veneto. Per quanto riguarda la città di Roma, nel febbraio 2009 il prefetto-commissario Giuseppe Pecoraro ha firmato il Regolamento per la gestione dei villaggi attrezzati per le comunità nomadi nella regione Lazio e in data 31 luglio 2009, in veste di “commissario straordinario per l’emergenza nomadi” ha presentato – insieme al Comune di Roma – il Piano Nomadi Berlusconi/Maroni del 2008. La sentenza chiarisce anche che l’illegittimità dello stato di emergenza comporta, come conseguenza, l’annullamento delle ordinanze di nomina dei commissari straordinari per l’emergenza e di tutti i successivi atti commissariali in quanto adottati in carenza di potere. Resta salva la facoltà delle amministrazioni interessate di “sanare” il vizio di incompetenza, laddove possibile, sulla base dell’ordinario assetto dei poteri e delle competenze.

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