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MARSIGLIA. Si spengono i riflettori sulla settimana internazionale dedicata all’acqua e l’Italia dei referendum di giugno porta a casa il riconoscimento di un ruolo da protagonista in entrambi i meeting, quello ufficiale dei governi e quello alternativo dei movimenti. Ma le contraddizioni non mancano. Lo stand del governo italiano allestito all’interno dei grandi padiglioni del World Water forum, dove l’acqua sgorga da istallazioni a scrosci o a zampilli, è illuminata su schermi al led, è offerta da contenitori disseminati un po’ ovunque, assomiglia davvero poco ai banchetti del Movimento italiano per l’acqua bene comune organizzati al forum alternativo.
LE POLEMICHE. Nel fluorescente spazio dedicato al nostro Paese, a parlare di acqua sono non soltanto gli esponenti governativi e istituzionali ma anche i mega progetti contestati dal contro-forum. A sostenere l’evento, la Regione Puglia, il Consorzio aziende milanesi, l’Enea e perfino il progetto Mose della laguna di Venezia che sembra lanciare la sfida ai promotori dell’Expo2015, anch’essi in prima fila. Il delegato del ministro alla Cooperazione italiana, Pier Francesco Zazo, si dice “soddisfatto della partecipazione italiana. L’acqua, e più in generale l’ambiente, sono aspetti centrali del nostro piano triennale per la Cooperazione. Riteniamo importante – argomenta – che l’Italia abbia appoggiato la dichiarazione ministeriale adottata a Marsiglia per un uso sostenibile, razionale ed equo delle risorse idriche”. Zazo lo chiama “approccio olistico”, riferendosi alla visione onnicomprensiva dell’acqua partorita dall’incontro ministeriale. Gli attivisti ed esperti del Forum alternativo, invece, bollano il documento come “l’ennesima dichiarazione della fiera dei commercianti dell’acqua”.  “È stato un Forum post-democratico”, commenta Tommaso Fattori del Movimento italiano acqua bene comune, “dove i poteri economici e quelli politici si sono chiusi in una stanza pretendendo di decidere le politiche globali sulle risorse idriche. A noi è chiaro che senza partecipazione e coinvolgimento della cittadinanza non solo la battaglia per i beni comuni perde la sua ragione, ma è la stessa democrazia a non essere rispettata”. Nei saloni del Forum alternativo, nella zona dei moli portuali del Dock des Suds, la delegazione italiana viene presa ad esempio. I numeri della consultazione referendaria hanno certamente dato la spinta alla creazione della Rete europea dei movimenti per l’acqua, inaugurata lo scorso dicembre a Napoli e ufficializzata oggi a Marsiglia.
IL CASO VENDOLA. Il caso pugliese ben testimonia lo scisma italiano. Nello stand ufficiale del World Water Forum, la Regione di Nichi Vendola ha scelto di farsi promotrice e non mera partecipante. A rappresentarla, l’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro che ammette la “difficoltà di riconoscere che l’acqua rappresenta il capitale sociale del nostro sistema”. Ed esemplifica: “Ancora oggi, nei nostri territori, fatichiamo a spiegare a talune imprese che è inimmaginabile continuare a usare l’acqua potabile per il raffreddamento degli impianti”. Finito il suo intervento al forum ufficiale, Nicastro si è presentato dai movimenti. “Abbiamo la necessità di una stringente regolamentazione che riconosca come reato sociale anche lo spreco d’acqua”, propone, sostenendo la necessità di sanzionare gli abusi. Tuttavia, la Puglia stenta a rispettare il risultato dei referendum e ancora non ha espunto dalle bollette dei suoi cittadini quel 7 per cento di profitto che è stato annullato dalla volontà popolare. “La nostra Regione è inadempiente quanto le altre”, valuta Giulio Giordano, del Centro internazionale di Cooperazione culturale. A Marsiglia Giordano porta il suo progetto di bonifica dei “Cento laghi del Salento leccese” come esempio di soluzione concreta contro gli sprechi idrici. “Invece di buttare le acque reflue che ammontano a milioni di metri cubi l’anno, perché non raccogliere quest’acqua depurandola ulteriormente? Sfruttando l’impermeabilità della pietra leccese – spiega – si possono isolare i bacini industriali e, in un secondo momento, stoccare l’acqua raccolta”. L’idea, cui sta contribuendo anche l’Università del Salento, è stata ben accolta al forum alternativo. È solo un esempio di azione concreta per la salvaguardia della risorsa. Capace di produrre un ciclo virtuoso senza bisogno di introdurre nuovi reati.

 di Dina Galano  

foto di Alessandro Galluzzi

 

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