di Emiliano Moccia
FOGGIA. Quasi un reato al giorno. 363 solo nel 2011. E nel primo semestre dell’anno in corso ne sono stati registrati già 149. In provincia di Foggia sono in aumento i reati commessi dai minorenni. Furti, rapine, stupefacenti, danneggiamenti, minacce. Un fenomeno dilagante, preoccupante, che al di là dei numeri lancia una seria riflessione sul degrado sociale e culturale dei ragazzi al di sotto dei 18 anni di età che vivono in Capitanata. Un allarme reso ancora più preoccupante dalla mancanza del Tribunale per i Minorenni e, di conseguenza, del Centro di Prima Accoglienza per quei minori colti in flagranza di reato. Senza contare, che nel foggiano sono presenti solo due Comunità Educative nell’ambito del circuito penale. Quanto basta, dunque, per destare preoccupazione fra gli addetti ai lavori, specialmente per un territorio condizionato dalla «presenza di organizzazioni criminali che molto spesso utilizzano i minori per reati di basso profilo, di supporto all’organizzazione, con il rischio di rovinare per sempre il futuro del minore che spesso, proprio nella criminalità organizzata, trova una famiglia che lo aiuta o in cui si identifica» spiega Alfonsina De Sario, responsabile Ufficio Minori della Questura di Foggia.
I DATI. Secondo i dati semestrali della Questura di Foggia, in attesa di rendicontare i definitivi dell’anno che sta per concludersi, nel 2011 i minori hanno commesso 52 furti, mentre nel 2012 siamo già a quota 57. Per quanto riguarda le rapine: 7 nel 2011 e 4 nel 2012. Poi ci sono i danneggiamenti, soprattutto nelle scuole, e le lesioni: 27 nel 2011 e 16 nel 2012. E ancora: i minori arrestati per spaccio di stupefacenti sono stati 8 nel 2011 e 4 nel 2012. Infine, le minacce: 24 nel 2011, e 18 nel 2012. Per Alfonsina De Sario non ci sono dubbi: «La criminalità minorile vede un sostanziale aumento dei reati da parte di ragazzi con età compresa fra i 15 ed i 18 anni di tipo predatorio. Il problema che abbiamo riscontrato è che la condizione economica di questi ragazzi non è sempre sfavorevole. Molti dei minori, infatti, commettono questi delitti per soddisfare delle spese personali, momentanee, che possono essere il regalo per la fidanzata o l’acquisto del capo di marca».
LA MANCANZA DEL TRIBUNALE PER I MINORENNI. «I numeri registrati dalla Questura di Foggia sulla criminalità minorile chiamano ad una seria riflessione il territorio e le istituzioni, che si devono attivare per fare più attività di prevenzione nei confronti dei ragazzi. Perché un ragazzo che esce dal circuito penale è a sua volta elemento di prevenzione per i suoi coetanei» aggiunge Giuseppe Tucci,  responsabile Ufficio Servizio Sociale Minorenni di Foggia. Per questo, in relazione «al numero elevato di minori che ruotano nella sfera penale rispetto alle altre realtà pugliesi, sarebbe importante avere anche a Foggia il Tribunale per i Minorenni. Perché si potrebbero avviare concreti percorsi di integrazione sociale. Mentre oggi – prosegue Tucci – la distanza dai Tribunali per Minorenni di Bari o di Lecce compromette la pianificazione di qualunque tipo di intervento, in quanto la lontananza crea disagi per le udienze, per le famiglie e per gli incontri con gli stessi ragazzi».  Inoltre, non va dimenticata anche l’assenza nel territorio del Centro di Prima Accoglienza che, appunto, accoglie i ragazzi arrestati in flagranza di reato.
L’ATTIVITÀ DI PREVENZIONE. Per prevenire e contrastare il fenomeno della criminalità minorile, quindi, il Centro di Giustizia Minorile di Bari è impegnato a «sensibilizzare il territorio provinciale affinché si doti di più comunità educative per minori dell’area penale, visto che al momento – evidenzia Tucci – ci sono solo due strutture: una ad Apricena ed una a San Severo, ed a breve ne aprirà una a Foggia». Anche la Questura, però, è impegnata in attività di prevenzione, «attraverso gli incontri con i ragazzi nelle scuole, attraverso la conoscenza della legalità che molto spesso le famiglie non riescono a trasmettere. Perché l’attività di prevenzione iniziata con i giudici Falcone e Borsellino nelle scuole – conclude la De Sario – va fatta in maniera capillare e costante».

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