Marano Ragazzi Spot Festival legalit e progresso sociale  ilNAPOLI – “La cultura, la legalità e la memoria non si chiudono”. È scritto, a chiare lettere, sul volantino diffuso dall’associazione Marano Ragazzi Spot Festival. Mentre a Montecitorio litigano per intitolare la Sala riunioni a Giancarlo Siani, a Marano, il teatro che porta il nome del cronista del “Mattino” ucciso dalla camorra rischia di chiudere i battenti. Il Comune ha, infatti, rescisso il contratto, “dopo aver versato – si legge in una nota – fino al 2012 circa 68.000 euro all’anno per l’affitto della struttura che è di proprietà privata”.
LA PROTESTA – Oggi i gestori hanno deciso di negare la sala di via 4 novembre al pubblico. Un pubblico fatto soprattutto da giovani, dato che a curare le uniche attività all’interno è l’associazione Marano Ragazzi Spot Festival. Sono loro che, martedì 23 aprile, scenderanno in piazza per dire no alla chiusura del Teatro Siani, insieme a numerose realtà dell’associazionismo, che in quel teatro hanno trovato, sin dal 2005, la loro “casa”. «Quel teatro è stato per diversi anni un punto di aggregazione sociale e culturale – dice Stefania Fanelli, segretario cittadino di Sel e tra i responsabili dell’associazione Frida Khalo –. Il cineforum, ad esempio, ha permesso alle donne e agli uomini di questa città di sentirsi parte di una comunità. Intitolarlo a Siani è stato un segnale importante per Marano, che vuole riscattarsi dal marchio che per troppi anni gli è stato dato, quello di città della camorra». Il 23 aprile dunque, con il coordinatore nazionale di Sel Claudio Fava, vi sarà una grande manifestazione organizzata dal Marano Spot Festival.
I RISCHI- Il timore, tra cittadini e associazioni, è che il teatro potrebbe diventare uno dei tanti supermercati della grande distribuzione, come già accaduto in altri casi. Un rischio che sono in tanti a voler scongiurare. «Sarebbe una duplice sconfitta – commenta Ferdinando Maddaloni, attore e regista – le cui colpe sono da attribuire sia alla pessima gestione politica ma anche alla miope direzione artistica che, nel corso degli anni, non ha curato la formazione di un bacino di utenza, quel pubblico che oltre a pagare un biglietto o un abbonamento rende, se adeguatamente “coccolato”, un teatro la propria seconda casa ed è disposto a difenderlo a tutti i costi.  La chiusura sarebbe una delusione sia per quelli che hanno creduto nel gesto simbolico di intitolare la sala a Giancarlo Siani, sia per i ragazzi del Marano Spot Festival. Mi chiedo dunque: quale messaggio verrà trasmesso loro se tra qualche anno invece dei loro spot vedranno macchine parcheggiate o donne impegnate a fare la spesa?».

di Giuliana Covella

 

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