NAPOLI- Da mediatrice culturale a Napoli a militante antischiavista in Africa. Ivana Dama, 36 anni, è cooperatrice internazionale. È vicepresidente della sezione italiana dell’Ira Mauritania (Initiative pour la résurgence du mouvement abolitionniste), l’organizzazione nonviolenta che si batte per l’abolizione della schiavitù nel paese africano. Nel 2005 è in Burundi con gli Operatori di Pace in Campania; nel 2009 è in Ciad. Ma il suo amore è la Mauritania. Amore in tutti i sensi visto che ha sposato Yacoub Diarra, attivista mauritano per i diritti umani. Ora Ivana è residente a Nouakchott, la capitale, dove si reca periodicamente come volontaria.
Secondo il Rapporto Global Slavery Index della Walk Free Foundation, la Mauritania è il paese con il più alto tasso di schiavitù al mondo.Sono oltre 160mila gli schiavi, quasi il 20% della popolazione. Un altro 60% sono gli haratin, gli affrancati, ma che praticamente vivono come schiavi perché comunque sottomessi al “padrone”. La schiavitù è stata abolita per la prima volta dai francesi nel 1905 ma solo dal 2007 è per legge un crimine. A ricoprire i ruoli chiave nella Repubblica Islamica sono gli arabi-berberi, i bidhan, che rappresentano meno del 20% della popolazione. Il paese, prevalentemente desertico, è ricco di petrolio, gas, oro e diamanti.
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Ivana Dama – collaboratrice delle Biblioteche di Roma – nel 2009 conosce a Napoli il leader dell’Ira Biram Dah Abeid. Biram nel 2013 riceve il Premio dei Diritti Umani dell’Onu. Ivana insieme a lui fonda l’Ira Italia e il Bureau Europeo a Parigi.
Cosa è l’Africa per te?
«È per me vitale. L’Africa fa sperare nel cambiamento perché è in movimento».
Quanto è importante la cooperazione?
«La cooperazione è la chiave per svoltare. Questo vale sia per i paesi in via di sviluppo e per l’Occidente. I vantaggi sono per tutti perché alla base c’è la solidarietà orizzontale. La crisi che viviamo è anche una crisi di valori e l’Africa può indicarci di nuovo questi valori».
Ci sono tanti diritti umani calpestati…
«Si può aiutare anche con la denuncia. È necessario far conoscere i paesi come la Mauritania. Qui si annullano i diritti umani, si strumentalizza la religione. L’Ira sta facendo un lavoro enorme diventando sempre più importante: per questo è nel mirino delle autorità. Biram Dah Abeid è considerato da molti il nuovo Mandela. A giugno ci dovrebbero essere le elezioni. Se saranno elezioni libere Biram, potrebbe essere il primo presidente nero della Mauritania».
di Ciro Biondi