Un’alleanza di oltre centocinquanta realtà operanti in tutta la città metropolitana di Napoli, dopo le morti di Emanuele Tufano, Santo Romano e Arcangelo Correra, ha deciso di prendere pubblicamente posizione e parola per avere l’urgenza di risposte strutturali dalla politica e dalle Istituzioni per restituire sogni, diritti e possibilità a migliaia di bambini, adolescenti e ragazzi di Napoli e della Campania. Un’alleanza di tante e tanti che da anni si impegnano per combattere le povertà educative e che da tempo, in continuità con le proposte, il metodo e il percorso del Patto Educativo per Napoli, camminano insieme, indipendentemente dai mondi di provenienza e dalle differenze culturali, per mettere al centro un bisogno urgente, non più rinviabile: garantire ai ragazzi e alle ragazze di Napoli di poter investire liberamente sul loro futuro senza doversi rassegnare al presente; un presente precario e violento che a volte toglie loro anche la semplice speranza di poter vedere realizzati i loro progetti e i loro sogni. , che lascia loro l’unica possibilità di andare via.
Decine e decine di ragazze e ragazzi, dai quattordici ai trent’anni, hanno perso la vita a causa delle guerre di camorra e di atti di violenza efferata scaturiti per “futili motivi” che hanno aperto ferite, curate solo dai percorsi di memoria, riscatto, cura e rigenerazione nati dal dolore e dall’impegno di diverse comunità resistenti. Una violenza anche frutto di emarginazione sociale, ghettizzazione e esclusione. Una violenza armata: dovuta al traffico di armi da fuoco e di taglio, ereditate dalle famiglie e presenti nelle case di troppe persone, acquistate facilmente nei luoghi di marginalità della città e dove si acquistano le droghe. Le stesse droghe che senza regole e dimensioni vengono spacciate e assunte da troppo giovani e che, quando assunte in modo continuato e prolungato, contribuiscono ai comportamenti aggressivi e paranoici già stimolati da un contesto violento. Di fronte a noi abbiamo bambini, adolescenti e giovani con genitori, spesso tanto giovani anche loro, che vivono in contesti diseguali e degradati, senza accesso a strutture e infrastrutture culturali e sociali. Hanno uno scarso se non nullo accesso ad asili e nidi pubblici. A Napoli solo 12,8 bambini (minori di 3 anni) su 100 accedono ai servizi per l’infanzia secondi i dati ISTAT 2023 – mentre a Bolzano in 68% – e questo per mancanza di servizi pubblici. Durante il loro percorso di studi hanno difficoltà ad acquistare i materiali scolastici, a pagare un abbonamento ai trasporti. Dietro la dispersione scolastica e la povertà educativa ci sono queste condizioni sociali e di contesto che generano lacune e deprivazioni che producono violenze. Due terzi dei minori tra i 6 e i 17 anni non è mai andato ad un teatro, visitato mostre, musei, biblioteche o siti archeologici.
Questo contesto è figlio anche di un mercato del lavoro spesso troppo precario, informale o illegale. I tassi di occupazione giovanile a Napoli tra i più bassi d’Italia: il 38,4%, per i dati ISTAT 2023. Eppure tantissime ragazze e ragazzi continuano a studiare, a sognare e a cercare un lavoro dignitoso; tantissime famiglie svolgono lavori onesti ed umili per cercare di dare un futuro migliore e libero ai propri figli. Tantissime realtà educative e sociali, tantissime parrocchie, i sindacati e gli spazi sociali, tantissime associazioni e cooperative, ogni giorno curano, salvano e creano contesti liberi per tanti bambini, adolescenti e ragazzi in situazioni di difficoltà. Bisogna tuttavia costruire delle alternative concrete al margine, all’isolamento: il lavoro, primo grande assente del nostro lavoro, necessità di regolamentazione e percorsi di avviamento, di stabilizzazione e di contrasto alla precarietà. Laddove esso si trasforma in una forma di sfruttamento soltanto più edulcorata si aprono le porte a scelte diverse che poi fanno scivolare i nostri giovanissimi, vittime due volte dell’abbandono istituzionale e sociale, in imbuti drammatici da cui uscire spesso e volentieri è quasi impossibile. Il lavoro già in corso di educative, realtà sociali, parrocchie, sindacati e terzo settore prova quotidianamente a farsi carico di tutto ciò. Servono allora percorsi che restituiscano potere e possibilità di trasformare le proprie vite e i propri luoghi, che disarmano linguaggi e relazioni con un approccio orientato alla bellezza, alla gentilezza e alla nonviolenza, che emancipano la riproduzione del modello della violenza criminale; percorsi culturali, lavorativi, di studio, che possano rappresentare un vero riscatto e una vera liberazione dai contesti di provenienza. Tuttavia i nostri territori rischiano di piombare in un regime di isolamento che viene amplificato ulteriormente dal progetto di autonomia differenziata, dal modello proposto dal Ministro Valditara, dall’idea e dai risultati del decreto Caivano, che insieme al nuovo disegno di legge sulla sicurezza 1660 raccontano di un modello che colpisce e impoverisce i nostri territori e i sogni di tante ragazze e ragazzi. La politica deve rimettere al centro la creazione, il finanziamento e il coordinamento dei servizi pubblici, necessari per co-programmare – insieme alle realtà – le politiche sociali di cui il territorio ha bisogno: l’antidoto più potente ed efficace alle camorre. Occorre mettere al centro l’ascolto di chi opera nei territori; quelle pensate, ragionate; quelle che vengono da una strategia pubblica e pianificata nel tempo; quelle non estemporanee, non calate dall’alto e improvvisate. Quelle che rispondono ad una urgenza e che non si costruiscono sull’onda di una emergenza mediatica. Quelle che puntano al dito piuttosto che alla luna. Proprio per questo, il 27 novembre abbiamo chiesto un incontro alle principali Istituzioni. Il tempo del rimpallo delle responsabilità tra Istituzioni è finito. C’è bisogno di una governance inter-istituzionale, di un tavolo unico dove mettere insieme i diversi livelli istituzionali, da quelli più prossimi a quelli centrali, insieme alle realtà del Terzo Settore, in modo da procedere in maniera organica ed integrata, e chiedere:
Al Comune: – che le politiche educative, sociali e di welfare diventino la priorità dell’agire amministrativo – il rilancio del percorso dei Patti Educativi di Comunità colpevolmente arenato – di potenziare la piattaforma sulla dispersione scolastica integrando le possibilità di presa in carico dei minori da parte degli enti del terzo settore in rete tra loro in base territoriale – di sburocratizzare le richieste per l’accesso ai beni comunali utilizzabili per attività, iniziative e progetti educativi (spazi, parchi, palestre ecc) all’interno di una programmazione delle attività coordinata dal Comune – la co-programmazione di iniziative culturali serali strutturate e continuative nel tempo, in tutti i quartieri, rivolte ai ragazzi e alle loro famiglie, garantendo l’accesso gratuito ai luoghi e agli eventi per le famiglie sotto una certa fascia di reddito: aperture serali di musei, programmazione mostre, percorsi di riscoperta del proprio territorio, concerti e spettacoli – di creare un processo partecipato per l’ideazione di una politica del verde e della gestione del territorio nell’ottica dell’aumento di aree verdi in parallelo alla diffusione di aree pedonalizzate in contrasto all’uso incontrollato dei veicoli – di trasformare la rete di biblioteche in centri giovanili per la cultura ed il sociale, con iniziative strutturate e continuative nel tempo – aumentare radicalmente i posti di asili nido e scuole per l’infanzia in progettazione con i fondi del PNRR e arrivare dal 12% attuale ad almeno il 50%. Rendere omogenea l’offerta su tutto il territorio napoletano
Alla Regione: – di finanziare la legge n.4 del 2005 sul diritto allo studio – un piano straordinario di educativa (di strada, di comunità, domiciliare, territoriale ecc) per costruire una strategia educativa pubblica attraverso tavolo di co-progettazione nella direzione di una norma regionale che sostenga la promozione e lo sviluppo di Patti Educativi Territoriali con la programmazione di interventi educativi plurifondo e plurimisura, cofinanziabili anche con risorse di Amministrazioni centrali ed altre Istituzioni – di aumentare il numero di assistenti sociali, abbassando il rapporto con la popolazione di 1 a 5000 in modo da rispondere alle situazioni di difficoltà più complesse Al Ministero della Cultura: – di garantire l’accesso ai musei, ai teatri, ai luoghi di cultura per tutti i giovani e le loro famiglie in maniera totalmente gratuita
Al Ministero della Sanità: – Di aprire un percorso per un servizio di supporto psicologico frutto di una mappatura del territorio, avendo come indicatori la soglia di povertà in cui vivono le famiglie. La salute mentale incontra ostacoli maggiori laddove le condizioni materiali sono più precarie. Farsi carico di queste specificità è oggi una necessità imprescindibile.
Al Ministro dell’Istruzione – di puntare sul benessere psicologico nelle scuole, in collaborazione con il Ministero della Salute, per garantire un servizio a giovani e alle loro famiglie – risorse alla Regione Campania per sostenere la legge n.4 del 2005 per finanziare il diritto allo studio – di ridiscutere la governance delle risorse del PNRR dati alle scuole, costruendo una co-programmazione degli interventi educativi con chi opera nei territori dove le scuole insistono
Al Ministero dello Sport – un piano straordinario per la rigenerazione dei campetti dismessi nelle aree periferiche di Napoli – la messa a bando, col Comune di Napoli, per una gestione di comunità degli spazi sportivi rigenerati nell’ottica dello sport sociale
Al Ministro dell’Interno: – di rafforzare operazione intelligence per sequestrare e confiscare le armi vendute e presenti nelle case – di aprire le caserme delle forze dell’ordine di notte in tutta la città – la creazione di una unità speciale di prevenzione sulla violenza minorile che agisca nelle ore notturne Infine la collaborazione tra i Ministeri, Tribunali per i minorenni, Procure, Regione, Comuni ed enti del terzo settore per assicurare una concreta alternativa di vita ai soggetti minorenni provenienti da famiglie inserite in contesti di criminalità organizzata e ai familiari che si dissociano dalle logiche criminali, prendendo in considerazione la possibilità dell’allontanamento dei minori dalle rispettive famiglie e sondare la fattibilità di assicurare una reale alternativa di vita sul modello del protocollo Liberi di Scegliere.

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