freeROMA- Sono passati 50 giorni dal fermo dei 30 attivisti di Greenpeace che si opponevano alle trivellazioni nell’Artico. Le autorità russe in un primo momento hanno mosso accuse di pirateria, poi il tribunale ha considerato gli attivisti dei “vandali”. Un’accusa  per cui rischiano fino a 7 anni di reclusione. Greenpeace sin dal primo giorno si è mobilitata, per chiedere la loro liberazione, con una serie di iniziative.
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L’APPELLO DI GREENPEACE- «Trenta tra uomini e donne, sentendosi in dovere di intervenire in difesa dell’Artico, si sono imbarcati sulla nostra Arctic Sunrise. Per cercare di manifestare pacificamente per un bene globale in pericolo. Per cercare di evitare la sua lenta ma inesorabile distruzione. I ghiacci artici si stanno sciogliendo ad un ritmo sempre più sostenuto e, nonostante questo, le compagnie petrolifere si stanno spostando a nord per poter estrarre petrolio, una della cause principali dei cambiamenti climatici in atto. Le specie animali presenti in quell’area sono a rischio, noi stessi siamo in pericolo. Trenta uomini e donne, giovani e non, con coraggio hanno deciso di entrare in azione per dare un futuro migliore a noi e ai nostri figli. Trenta tra uomini e donne, colpevoli di aver deciso di agire per l’interesse di tutti noi, ora sono in carcere».

di D.D.

 
 

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