PECHINO – Gli operai hanno sentito un botto e poi hanno visto del fumo nero. Era l’alba quando è scoppiato l’incendio in un’azienda cinese di allevamento e macellazione di polli a Mishazi, nella città di Dehui. All’interno della Jilin Baoyuan Poultry Company, nella provincia nord orientale di Jilin, stavano lavorando circa 300 persone. Circa 100 operai sarebbero riusciti a mettersi in salvo ma il cancello di ingresso era chiuso a chiave. Non si sa in quanti siano rimasti intrappolati nella struttura prefabbricata che ospitava la ditta: almeno 112 sono morti tra le fiamme. L’incendio è stato domato dopo diverse ore: sarebbe scoppiato a causa di una perdita di ammoniaca.

I PRECEDENTI – In Cina le norme di sicurezza sul lavoro vengono spesso disattese e di frequente le uscite di sicurezza nelle aziende vengono chiuse o bloccate. Le regole vengono aggirate con la complicità di ufficiali di polizia corrotti. Nel 2008 un incendio divampato in una discoteca a Shenzhen, appena oltre il confine da Hong Kong, uccise 44 persone e un poliziotto finì in carcere: aveva accettato tangenti per far sì che il locale rimanesse aperto pur senza essere in regola. Uno dei peggiori incidenti del genere nel Paese accadde però nel 2000, sempre in una discoteca: si trattava di quella dentro un centro commerciale a Luoyang, morirono in 309.

redazione online corriere.it

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