tossicodipendenzeBOLOGNA. Più stranieri che italiani, precisamente 6 su 10. Tra i consumatori di droga, a Bologna, è avvenuto il sorpasso. Un dramma nel dramma. E anche se il dato non è oggettivo, può essere comunque considerato attendibile. A fornirlo, infatti, sono i volontari dell’Unità di strada del capoluogo felsineo. L’Unità di Strada offe un sostegno alle persone con problematiche legate alla dipendenza da sostanze. Il servizio si caratterizza per promuovere un contatto con gli utenti, dare loro informazioni e beni di prima necessità (cibo, bevande, coperte), con l’obiettivo di instaurare una collaborazione, quindi accompagnarli ai servizi, fornire loro ascolto, accoglienza e promuovere un percorso di reinserimento. Gli operatori, attraverso il furgone/camper, sostano in alcuni punti sensibili della città: la stazione ferroviaria centrale, vicino a Piazza XX settembre e la zona universitaria nei pressi di Largo Respighi. Ecco perché loro il polso della situazione ce l’hanno e sono capaci di delinare l’identikit del tossicodipendente straniero: molti di loro sono senza documenti, reduci da un’esperienza in carcere, soprattutto per spaccio, o da un periodo di permanenza nei centri di identificazione e espulsione. «Quello che stiamo constatando nel lavoro di tutti i giorni è un sorpasso storico: i migranti sono ormai più degli italiani, e capita che consumino eroina come sostanza primaria, accompagnandola talvolta con altre sostanze. Altra novità è il passaggio alla siringa, anche questo avvenuto negli ultimi tempi. Prima erano persone che si limitavano al fumare eroina nella carta stagnola», dice un volontario.
L’ESPERTO. E la conferma arriva anche dagli esperti. «Non posso che confermare – spiega Salvatore Giancane, esperto di tossicodipendenza e coordinatore dell’Unità operativa del Sert – I protagonisti di quella che in gergo tecnico si chiama open drug scene, o tossicodipendenza di strada, sono sicuramente loro: i migranti». Giancane ci tiene a precisare come il trend sia inesorabilmente ascendente, e per giunta già da molti anni.
Quello che si verifica in linea molto generale per i non italiani è il passaggio dallo spaccio al consumo per finire invischiati nella dipendenza da eroina o altre sostanze. «Immaginatevi il progetto migratorio di una persone che arriva in Italia: senza contatti e senza un’accoglienza efficace finirà ai margini, e quando si finisce ai margini l’unica accoglienza vera è data dalla scena dello spaccio, che dà alla persone un ruolo sociale riconosciuto. Purtroppo da questo punto di vista questo tipo di accoglienza, in senso lato ovviamente, funziona benissimo».

di Mirko Dioneo

 

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