Il 22 Aprile, in occasione della Giornata mondiale della Terra, l’istituto di ricerca Ipsos ha condotto un sondaggio internazionale sulla percezione che le persone hanno sul cambiamento climatico, esplorando infine le azioni che vengono percepite come più impattanti nella riduzione dei gas climalteranti in atmosfera. Sono state intervistate per l’occasione più di 21000 persone in 29 Nazioni, tra cui anche l’Italia.

Nonostante si sia maggiormente diffusa tra la popolazione la consapevolezza degli effetti del cambiamento climatico, sia a livello internazionale che nel nostro Paese, la convinzione della necessità di agire per scongiurare un fallimento nei confronti delle generazioni future è in diminuzione rispetto allo scorso anno. Un dato allarmante che probabilmente è figlio della sovrapposizione di tutte le altre crisi che stiamo vivendo contemporaneamente, dall’inflazione alla crisi energetica ed economica, fino ad arrivare alla guerra. Nel nostro Paese, solo il 29% degli intervistati ritiene che il Governo abbia un chiaro piano per combattere in maniera sistemica il cambiamento climatico e che sia in prima linea nell’affrontare il problema. Differente percezione arriva dagli abitanti del sud est asiatico, che raccontano una generalizzata convinzione che i propri Governi stiano guidando la lotta al cambiamento climatico. In India, per esempio, il 71% degli intervistati è di questo parere. In linea generale, si è registrato un diffuso consenso sul fatto che i singoli Paesi dovrebbero impegnarsi di più per far fronte alla crisi climatica. Più della metà degli intervistati (66%) concorda su questo (media internazionale); percentuale che aumenta in Italia fino al 71%. Per quanto riguarda le responsabilità dell’azione climatica, il 61% dell’opinione pubblica italiana sostiene che l’onere maggiore dovrebbe ricadere sui Paesi primariamente responsabili dell’emergenza climatica, ovvero i Paesi economicamente più sviluppati ed industrializzati. Dello stesso parere anche gli intervistati di Perù (73%), Colombia (72%), Cile, Brasile, Corea del Sud, Indonesia e Singapore (69%). Tuttavia, in Italia (73%), come in tutte le 29 Nazioni esaminate, si concorda ampiamente sul fatto che non sia comunque possibile affrontare efficacemente il cambiamento climatico senza la collaborazione di tutti i Paesi. Secondo gran parte degli intervistati, l’incombenza della lotta ai cambiamenti climatici è da suddividere tra la collettività, la politica e il singolo. Anche il campione italiano percepisce la lotta al cambiamento climatico come una responsabilità condivisa tra singoli individui (62%), Governo (55%) e aziende (52%), ma non disdegnano l’importanza delle azioni individuali: 7 intervistati su 10 concordano sul fatto che se ognuno facesse piccoli cambiamenti nelle abitudini quotidiane, ciò potrebbe avere un grande impatto sulla lotta al cambiamento climatico. Al contrario, soltanto il 23% sostiene che il cambiamento climatico sfugga al nostro controllo e quindi sia troppo tardi per fare qualcosa. In merito alle azioni messe in atto dai singoli individui c’è una quota in Italia, seppure minoritaria (22%), che afferma di essere addirittura disposto a pagare più tasse del proprio reddito per contrastare il cambiamento climatico (il 39% si dichiara contrario). Invece, buona parte degli intervistati ritengono che sarebbero maggiormente incoraggiate a intraprendere azioni per combattere il cambiamento climatico se: avessero un incentivo finanziario o una riduzione di tasse che permetta loro di acquistare beni e servizi rispettosi dell’ambiente (39%); avessero un facile accesso alle informazioni (29%); vedessero più chiaramente l’impatto degli eventi meteorologici causati dal clima nel proprio Paese (26%).

In ultima analisi, il sondaggio d’opinione Ipsos rivela che a livello internazionale continua a persistere il cosiddetto “believe-true gap”, ciò significa che le persone tendono a percepire l’impatto di alcune azioni messe in atto per ridurre le emissioni di CO2 in misura maggiore rispetto a quello effettivo. Si registra ancora confusione su quali siano i comportamenti più sostenibili da adottare che hanno un impatto maggiore sulla lotta al cambiamento climatico, seppur con qualche progresso rispetto allo scorso anno.

In particolare, rispetto al 2022, è aumentata la consapevolezza dell’impatto positivo che il passaggio alle energie rinnovabili può avere, classificato dal campione intervistato come il miglior modo per ridurre le emissioni di carbonio, che però, in realtà, è solo al quarto posto in termini di impatto effettivo.

Anche in Italia, la maggioranza relativa delle persone (42%) ritiene che il passaggio all’acquisto di energia elettrica rinnovabile sia l’azione più efficace per la riduzione delle emissioni di gas serra. Tuttavia, il riciclaggio (31%) e l’utilizzo di meno imballaggi (28%), rispettivamente al 60° e al 38° posto in termini di impatto effettivo, sono ancora percepite come le azioni più efficaci per ridurre le emissioni di gas serra rispetto ad altre, come ad esempio la rinuncia all’uso dell’auto (21%) o seguire una dieta vegana (7%), che invece hanno un impatto maggiore sulla riduzione delle emissioni.

Allo stesso modo, l’opinione pubblica italiana è anche abbastanza divisa su quali settori contribuiscano maggiormente al riscaldamento globale, ponendo maggiore enfasi sui prodotti che riducono lo strato di ozono (24%) rispetto ad altri settori più inquinanti come la produzione industriale e la deforestazione (18%).

di Valerio Orfeo

 

 

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