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Senza fissa dimora e soggetti fragili, l’azione dei “volontari della notte”

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Un’autoanalisi nell’atto di aiutare chi è davvero in difficoltà. Una sorta di terapia indotta per sé stessi, che accompagna un gesto di solidarietà. I Volontari della Notte rappresentano un gruppo di semplici cittadini votati all’altruismo. Ad animarlo, spesso, persone che sono uscite o stanno tentando di superare un periodo difficile della propria vita. Reagiscono in un modo nobile, immedesimarsi in quelli che vivono una condizione quotidiana anche peggiore e decidono dunque di provare a sovvertirla o quantomeno a mitigarla. L’appuntamento dei Volontari della Notte cade ogni settimana il martedì sera in piazza Garibaldi. È il momento di sintesi tra il lavoro sul proprio io per scacciare il disagio e il dono del cibo a senza fissa dimora e famiglie, italiane e straniere, toccate dalla povertà estrema.

«Anche io ho approcciato ai Volontari della Notte in un periodo per me complicato. Avevo appena divorziato da mia moglie e mi sentivo smarrito. Ho scritto alla pagina facebook creata da coloro i quali anni fa diedero vita al gruppo ma poi allontanatisi per motivi professionali o altro, e sono entrato a farne parte. Ho notato da subito che aiutare persone dal presente anche molto più problematico del tuo ti dà forza». Ad affermarlo è Nunzio Tiziano, tra i più assidui volontari del martedì sera in piazza Garibaldi. «Prepariamo ogni settimana in media 60, 70 monoporzioni formate da panini, bibite, frutta. Siamo noi a occuparci di tutto, qualcuno ci supporta donando cibo o anche altri generi come coperte o indumenti. Cerchiamo di aiutare quanta più gente possibile che stazione attorno piazza Garibaldi». D’improvviso, grazie a questa attività, si crea un’empatia immediata da strada, senza fronzoli o barriere di alcuna sorta. Anzi, nei piccoli miracoli quotidiani – o in questi casi settimanali – che l’azione di solidarietà concede, il martedì sera all’ora di cena i clochard e senza fissa dimora si riuniscono aspettando i Volontari della Notte creando un’interazione pura.

«Serviamo anziani abbandonati dalla famiglia, con una pensione minima insufficiente per vivere. Mamme che non riescono molte volte a dar da mangiare ai figli piccoli. Chi ha perso tutto da tempo – aggiunge Nunzio in procinto di cominciare il giro di questo martedì – Qualcuno, seppur a denti stretti, ci ha raccontato uno spaccato della propria vita. Altri, invece, ci hanno anche mandato a quel Paese ma non importa: conta soltanto aiutare quante più persone possibili nel nostro piccolo, sapendo che grazie a una parte sottratta al tuo tempo sostieni persone abbandonate da tutti. E quando qualcuno ti sorride e ti ringrazia, torni a casa soddisfatto per il tuo comportamento». Una terapia da sempre efficace per alleggerirsi la coscienza e scacciare le ansie ma ancora troppo dimenticata. Non sempre, evidentemente.

di Antonio Sabbatino

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