L’esperienza di “zona orientale rugby popolare Salerno”: sport e aggregazione in periferia

Sono al loro secondo incontro d’allenamento del mini rugby. I piccoli atleti della “Zona Orientale Rugby popolare” di Salerno fanno parte di quella straordinaria realtà che, dal 2015, è attiva sul territorio periferico salernitano con la sua azione di promozione dello sport come strumento di lotta contro ogni discriminazione razziale, sociale e di genere.
“ZO Rugby popolare Salerno” è una realtà che si forma 5 anni fa da un’idea di ex-rugbisti e rugbiste della città che hanno provato a ripensare lo sport lontano dalle logiche di profitto e competizione, promuovendolo come momento di aggregazione, crescita collettiva e di riappropriazione degli spazi spesso abbandonati dalle istituzioni. Fin dai primi allenamenti i ragazzi e le ragazze, che componevano inizialmente la squadra originaria, raccontano di non aver cercato un campo recintato dove allenarsi, ma piuttosto di aver guardato lo spazio già presente in città come luogo in cui fare esperienza e potersi allenare liberamente. Dando, così, il via a un processo di risignificazione degli spazi urbani sia da un punto di vista funzionale che espressivo. Scarpette, palla ovale, scudi e tanta passione. La squadra si organizza al parco pubblico del quartiere Mercatello ribaltandone l’uso socialmente predefinito; l’allenamento si costruisce insieme, all’aperto e la composizione non è divisa in generi, uomini e donne si allenano e scendono in campo a giocare compatti.
Si è prodotto in questo modo uno spazio di vitalità che ha aggregato, negli ultimi anni, sempre più soggettività: nasce, infatti, la squadra femminile “Le Barbare” e da poco i bambini e le bambine dei quartieri si avvicinano al mini rugby per conoscere e sperimentarsi con la palla ovale. L’obiettivo principale dell’azione sociale portata avanti dal Rugby popolare sono i bambini e le bambine dei quartieri periferici della città: attraverso lo spirito aggregante del rugby si cerca di liberarli dai confini di cemento che racchiudono la vita alienata e alienante delle periferie, aprendoli alla socialità, al confronto, alla consapevolezza del proprio corpo e dello spazio in cui è inserito.

«Il campo di Sant’Eustachio è stata la conquista più grande» spiega Angelica, capitana della ormai consolidata squadra femminile. Dopo tre anni di abbandono le squadre della ZO Rugby Popolare riescono a liberare dall’erba, cresciuta ormai troppo, il campetto “24 Maggio 1999” del quartiere Sant’Eustachio.
Lì dove c’era abbandono continuano a portare passione e determinazione offrendo un’alternativa a chi la palla preferisce lanciarla e non calciarla, a chi preferisce la socialità del terzo tempo all’agonismo esasperato dello sport mainstream. Per questo i ragazzi e le ragazze della squadra, percepiscono e vogliono far percepire lo sport come momento aperto a tutte e a tutti, libero da discriminazioni: «Siamo antirazziste e antifasciste» continua la capitana. La collettività della “ZO Rugby Popolare” si muove dal basso grazie all’autofinanziamento e all’autogestione e con la loro azione sociale e culturale puntano a slegare le periferie dal loro ruolo socialmente definito di “quartieri dormitorio”, rendendo “visibili” tutte le soggettività che li vivono, risignificando gli spazi ghettizzati e resi invisibili dalla struttura gerarchica delle città. 
di Emanuela Rescigno