Il benessere di ogni essere vivente è legato in modo imprescindibile a quello di tutte le altre specie animali e vegetali con cui condividiamo il pianeta. Ne sono fermamente convinti i volontari e i soci del WWF che, da oltre 60 anni, credono nell’ambiente come una risorsa per la vita ed sono attivi per difenderlo dai pericoli, dal profitto e dagli interessi che lo mettono a rischio. Presenti cinquanta delegazioni nazionali, cento oasi in tutta Italia, più di cinque milioni di sostenitori in tutto il mondo. A Napoli l’ associazione nasce nel 2015, per la volontà di un appassionato gruppo di soci e volontari. Prezioso il contributo di Francesco Marino, presidente WWF Napoli, a cui sono state rivolte una serie di domande al fine di avere una visione più ampia e completa dell’organizzazione. Cosa l’ha spinta ad avvicinarsi al WWF? «Sono un semplice volontario e tale resto. I volontari sono persone comuni ma speciali e generose, che hanno messo tempo e competenze a disposizione dei valori e degli obiettivi dell’Associazione accreditata a livello nazionale e diffusa capillarmente anche grazie alla loro attività costante, coraggiosa e determinata. Il loro impegno, secondo le competenze e le disponibilità, copre tutti gli ambiti di attività dell’associazione: dalle azioni di conservazione sul campo, alla relazione con le istituzioni per la tutela del territorio, alla sensibilizzazione. L’Associazione, per lo sviluppo del suo programma, adotta i metodi della partecipazione attraverso un proficuo e continuo coinvolgimento dei Cittadini e delle associazioni che ne condividono le finalità». Quali sono le difficoltà incontrate nel raggiungimento dei vostri obiettivi? «La mission si scontra con un sistema economico imprenditoriale vecchio, sostanzialmente indifferente al consumo delle risorse naturali e a favore dell’interesse economico individuale immediato di modello liberista e meno di aree produttive di nicchie leggermente più sensibilizzate. Un’amministrazione pubblica che è incatenata dai consensi elettorali, con durate peraltro brevi ,e che manca di forza nell’ imporre progetti a lunga scadenza necessari per una modifica sostanziale dei processi. Il governo dei territori e dell’economia si è spostato sulla grande finanza che è assolutamente distante dalle ricadute reali sul sociale e sull’ambiente delle proprie scelte. E’ un mondo astratto parallelo lontano dalla realtà. L’Europa ha fatto grandi passi avanti nelle politiche di transizione ecologica del dopo COVID con la definizione e il finanziamento del PNRR. Questo ha dato grande speranza a chi combatte per il cambiamento dei modelli di produzione e consumo. Ma a fronte degli sviluppi attuali della guerra in Ucraina e la crisi energetica sembra che le priorità di spesa del PNRR si vogliano rivedere. Parallelamente i social hanno fatto una grande rivoluzione di cui si deve d’obbligo prendere atto, parcellizzando l’opinione pubblica e creando fondamentalmente una grande Babele dove tutti parlano di tutto creando spazi ai lagnosi, ai rancorosi, ed ai perfezionisti. Quello che serve alla salvaguardia ambientale è una visione unitaria degli obiettivi che ad oggi sono condivisi in parte sulla carta ma poco nei fatti reali». Ritiene che, negli ultimi anni, sia aumentata la sensibilità dei cittadini al tema dell’ambiente? «Assolutamente si. Il COVID è stato un grande spartiacque. C’è un prima e un dopo 2020. Chiusi in casa forzosamente, abbiamo visto la natura riprendersi i suoi spazi. Le papere nidificare al centro di Venezia, il mare ripopolarsi di pesci e passeggiare in un parco con il proprio cane era un desiderio molto ambito. Si pensava che la grande svolta dopo il trauma collettivo ci sarebbe stata. E adoggi sicuramente l’attenzione del grande pubblico è aumentata. Ma i cambiamenti profondi strutturali devono coinvolgere non solo i cittadini ma anche il modo produttivo industriale che deve passare un processo di consapevolezza ad agire passando da un’economia lineare ad una circolare». Quale intervento ulteriore bisogna promuovere per sensibilizzare le nuove generazioni a questo tema? «Lavoriamo da anni per educare tutti alla cultura della sostenibilità, in particolare le giovani generazioni. Crediamo che solo attraverso un impegno costante nell’educazione ambientale e alla sostenibilità sia possibile favorire un cambiamento nei comportamenti e nelle scelte degli stili di vita capaci di creare un futuro migliore, più ricco, più verde, sano ed equo per tutti. La nostra iniziativa, aperta a bambini, ragazzi e adulti, mira a far nascere nei cittadini maggiore consapevolezza sui temi ambientali, aumentare la voglia di reagire al degrado e trasmettere loro lo stimolo di mettersi in gioco per poter affrontare le grandi sfide globali».

Di Maria Rosaria Ciotola

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