A San Giorgio a Cremano, comune di soli 4 chilometri quadrati, dove l’urbanizzazione è spinta e si vive in un mare di cemento finalmente, dopo un lavoro di quasi 2 anni, si sta per produrre il primo olio extra vergine di oliva “sociale”.
Grazie all’operato dell’associazione di promozione sociale Callysto che ha recuperato, grazie ad un progetto di rigenerazione di ex Terra Felix, un lotto di terreno confiscato per abuso edilizio, sono stati raccolti 8 quintali di olive. Tutta la materia prima è stata già consegnata ad un frantoio presente in area vesuviana per la frangitura e la successiva estrazione. Si attende quindi l’imbottigliamento; l’etichetta riporterà il logo della città e le indicazioni specifiche del progetto di legalità e rinascita sociale.
“Un lavoro lungo e duro. Abbiamo recuperato un uliveto di circa 200 piante abbandonate, ripulito il terreno da tutti i rifiuti accumulati nei mesi di inattività, piantato nuovi esemplari e finalmente stiamo per vedere i risultati del sacrificio di 35 volontari” spiega Francesco Micera dell’associazione Callysto.
Alcuni volontari sono i giovani impegnati nel Servizio Civile, 15 invece sono ragazzi disabili cognitivi impegnati in centri diurni di zona. Tutte le risorse sono da mesi impegnate nei 10.000 metri quadrati di terreno in laboratori agronomici e didattici che oltre al recupero dell’uliveto stanno cercando di ridare vita anche al vigneto già in passato presente e che attualmente versa in condizioni pessime.
“Un percorso virtuoso di cui siamo orgogliosi – sottolinea il Sindaco sangiorgese Giorgio Zinno – che sta già mostrando la sua forte valenza sociale e che rappresenta il riscatto dall’illegalità e la promozione di valori come inclusione e partecipazione attiva, uniti alla cura della terra e del lavoro condiviso”.
La successiva commercializzazione delle bottiglie di olio avverrà attraverso la piccola distribuzione locale per chiudere il virtuoso circolo della produzione e del consumo a km 0.
La produzione dell’olio sociale, secondo i referenti del progetto, lancia un messaggio forte alla comunità: l’illegalità può essere sconfitta, le terre abbandonate possono diventare luoghi di speranza e rinascita e una comunità cittadina si può riscoprire unita attorno ai temi del lavoro verso un futuro sempre più condiviso e inclusivo.
di Emanuela Nicoloro