La sua ferma volontà di continuare a inseguire i propri sogni riesce ad andare oltre qualsiasi ostacolo che la malattia gli ha posto davanti, veicolando un vero messaggio di inclusione. Alessandro Coppola, napoletano di 21 anni, è un esempio di energia positiva che supera qualsiasi avversità. Testimonianza di ciò, un libro scritto in cui racconta la propria storia e un confronto continuo con gli studenti tramite il progetto “SuperAbile’’ patrocinato dalla Regione Campania. Ad Alessandro, studente universitario del corso di Scienze di Comunicazione, all’età di 4 anni è stata diagnosticata una “Ipoacusia neurosensoriale bilaterale di grado medio-grave destra e profonda a sinistra”. Tradotto: sordità totale all’orecchio sinistro in seguito ad una forma tumorale (colesteatoma) e sordità profonda all’orecchio destro, con la necessità di utilizzare una protesi acustica per ascoltare gli altri. Una scoperta avvenuta dopo molti consulti medici. Ma non è finita. Più avanti, nel 2019, il giovane scopre anche di dover convivere con la “Sindrome di Usher 2” malattia che rischia seriamente di portarlo in pochi anni alla cecità. Il quadro clinico sarebbe sufficiente per abbattere chiunque, a maggior ragione un ragazzo poco più che ventenne. Bene, non è il caso di Alessandro che al contrario e grazie sempre al sostegno della sua famiglia, si rimbocca le maniche. Anzitutto scrive il libro “Le mie orecchie parlano’’ (Graus Edizioni) in cui racconta ciò che ha vissuto, compreso il pregiudizio e le prese in giro dei coetanei da piccolo. Al contempo, narra anche le esperienze positive vissute grazie alle tante passioni coltivate. Tra queste c’è soprattutto la moda, un vero veicolo di felicità. Alessandro, sfruttando la potenza dei social, inizia a fare degli shooting entrando poi in contatto con diversi brand famosi a livello internazionale come Antonio Marras, Antony Morato, Pittarello, One block down e più di recente Alcott. E qui che, sovente, avviene qualcosa di magico. Coppola, indossando capi firmati ed eleganti, si trasforma in un vero ambasciatore di inclusione dimostrando come l’aspirazione di definire la propria personalità – in questo caso come modello – sia più forte della sofferenza del dover convivere con una malattia, una patologia, una diagnosi impietosa. Alessandro lo ripete spesso ai ragazzi delle scuole con cui dialoga o nei vari incontri pubblici: «I sogni vanno coltivati perché sono più forti delle avversità. So che fra non molto potrò perdere la vista e che dovrò continuare a convivere con i miei problemi d’udito. Nonostante ciò non mi arrendo, anzi. Si può essere lo stesso felici. Mi chiedevo il perché solo chi fosse alto 1,95 metri e avesse un fisico scolpito potesse essere un modello. Può benissimo farlo chi ha una protesi o degli occhiali». Alessandro porta avanti un altro, fondamentale concetto che definisce l’obiettivo del progetto di inclusione “SuperAbile’’. «Cerco di spiegare ai ragazzi che la solitudine, causata dalle avversità della vita, può essere accantonata e superata. Oltre ai familiari, ci potrà sempre essere qualcun altro a capirti e con cui condividere del tempo. Anche io ho capito c’è chi mi stima e mi apprezza e ciò mi fa capire che non rimarrò mai solo. È una lezione importante». 

di Antonio Sabbatino 

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