Nell’ultimo anno, solo in Europa, le emissioni prodotte da voli privati sono raddoppiate: il numero di tratte di jet privati in Europa è aumentato del 64% in un solo anno. Una tendenza già vista negli ultimi tre anni: infatti sono passati da quasi 119.000 nel 2020 a 573.000 nel 2022. Secondo Greenpeace, nel 2022, i voli privati hanno emesso un totale di 5,3 milioni di tonnellate di CO2, ovvero l’equivalente della CO2 emessa da un Paese di 46 milioni di persone come l’Uganda. Un jet privato inquina da 5 a 14 volte più di un volo di linea e ha un’impronta di carbonio 10 volte maggiore per rapporto passeggero/km; se paragonato ad un viaggio in treno inquina anche 50 volte di più. In quattro ore di volo, Milano-Londra e ritorno, ad esempio, un jet privato emette tanta CO2 quanta un cittadino medio in un anno. Se si calcolano i 55.624 voli effettuati nel 2022, sono 266.100 le tonnellate di CO2 emesse in atmosfera, pari alle emissioni medie prodotte da più di 50.000 italiani nello stesso lasso di tempo.

Secondo un report pubblicato da Transport & Environment, la Federazione Europea per il Trasporto e l’Ambiente, i jet privati sono utilizzati più per esigenze personali e di piacere dei proprietari che per reali urgenze di affari. Non è un caso che il picco dei voli privati si verifichi puntualmente il giorno di San Valentino, e che nei mesi esistivi un aeroporto come quello di Olbia-Costa Smeralda arrivi ad occupare il terzo posto tra i più trafficati d’Europa, preceduto da quello di Nizza, in Costa Azzurra. Lo studio riferisce anche che il 41% delle volte i jet privati volano senza passeggeri a bordo. I proprietari di questi aerei, oltretutto, non pagano le tasse sul cherosene e, anche se una parte dei loro jet rientra nello schema europeo ETS, Emission Trading System, il meccanismo di mercato per la limitazione delle emissioni, la spesa risulta per loro comunque irrisoria. Secondo il parere di Gianluca Grimalda, economista e attivista di Scientist Rebellion, «Introdurre una tassa sul cherosene sarebbe un passo avanti per togliere un privilegio scandaloso che ci portiamo dietro da un secolo, fin dalla nascita dell’aviazione militare, considerata un settore strategico e quindi non soggetta a tassazione. Noi però ci battiamo affinché i voli dei jet privati vengano vietati. Queste persone hanno stili di vita inconcepibili in un momento in cui la frequenza degli eventi climatici estremi si sta intensificando, e proporre carburanti sintetici è solo greenwashing».

Mentre in Svizzera esiste già una tassa pari a 3000€ per tratta aerea, il cui ricavato è destinato allo sviluppo di nuove tecnologie pulite, nel solo anno 2019, in Italia, il quarto Paese europeo per numero di voli di jet privati, sono stati sottratti alla fiscalità pubblica, per le esenzioni dalle accise per i carburanti degli aerei, 2 miliardi di euro. Un contributo che ogni cittadino italiano paga mediamente con 35€ l’anno.

Per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema e per chiedere al governo di eliminare, più in generale, tutte le sovvenzioni pubbliche al fossile, gli attivisti di Ultima Generazione, lunedì 15 maggio, hanno bloccato l’autostrada A90, che porta all’aeroporto di Fiumicino. “Delle decine di miliardi delle tasse degli italiani che lo Stato spreca ogni anno in sovvenzioni ai combustibili fossili, milioni vanno anche nel cherosene degli aerei. È assurdo il modo in cui stiamo andando al collasso per colpa dei combustibili fossili e della politica che continua a incentivarli. Stanno morendo delle persone, delle famiglie vengono distrutte dalle alluvioni, lo abbiamo visto in Emilia Romagna pochi giorni fa. Cosa facciamo, ci adeguiamo al resto del mondo, ci adeguiamo a quello che è il futuro? O continuiamo a remare indietro verso scelte che ci uccidono?”, ha spiegato Simone, attivista di Ultima Generazione.

“Il governo potrebbe impedire tutto questo. Basterebbe iniziare una seria discussione sulla maniera in cui impieghiamo gli oltre 40 miliardi che ogni anno regaliamo alle imprese del fossile e ai loro manager. Quello che siamo cercando di fare è di aprire questa discussione e trovare i soldi per mettere in sicurezza il Paese”, ha aggiunto Tommaso, un altro giovane attivista che ha preso parte alla campagna “Non Paghiamo il Fossile”.

L’inquinamento del lusso, secondo gli addetti ai lavori, dovrebbe essere il primo fattore inquinante ad essere eliminato. Secondo l’Oxfam, i miliardari sono responsabili per un milione di volte in più delle emissioni di gas serra rispetto a una persona con reddito medio. “L’inquinamento per il lusso dispendioso deve essere il primo a scomparire, abbiamo bisogno di vietare i jet privati. È estremamente ingiusto che i ricchi possano rovinare il clima in questo modo”, ha affermato Thomas Gelin, attivista per i trasporti dell’Ue di Greenpeace. Secondo Gelin, le persone vulnerabili sono vittime della povertà a causa dell’aumento dei prezzi del carburante, ma “hanno fatto il minimo per causare queste crisi”. La maggior parte dei voli privati è stata effettuata in Francia, Regno Unito e Germania, le nazioni più grandi e ricche d’Europa, e su distanze inferiori a 750 km. Secondo il rapporto di Greenpeace, lo scorso anno, la rotta dei jet privati più trafficata in Europa è stata Parigi-Londra, con una media giornaliera di nove voli. Questo percorso però ha un collegamento ferroviario diretto e regolare che impiega poco meno di due ore per unire le due capitali. Un sacrificio tutto sommato accettabile.

 

di Valerio Orfeo

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