“Amo piangere commuovendomi per emozioni forti, sia belle sia brutte, ma soprattutto amo reagire alle avversità. Amo stringere i denti ed essere una testa più dura della durezza della vita. Amo con profonda gratitudine l’aver avuto l’opportunità di vivere». La vita è una grande opportunità e Silvia, Silvia Romano, lo sa e l’ha scritto qualche mese fa, il 17 novembre, su Facebook. È una grande opportunità a cui però si accede su diverse scala. Si perché puoi essere nato ed essere in salute, ma magari “la vita” non ti riserva la possibilità di studiare o magari puoi essere nato, ma aver bisogno di cure e “la vita” non ti riserva l’opportunità di riceverle con un servizio sanitario adeguato. Può anche accadere che tu sia nato senza una madre e senza un padre o che magari il diritto di mangiare te lo sia dovuto costruire da solo. Si, la vita è un macro insieme di opportunità, c’è chi ne ha di più e chi di meno. E c’è chi decide di volerla vedere questa disparità e chi fa finta di nulla. Silvia ha scelto di darle un peso, nella sua tesi ha scelto di parlare della tratta degli esseri umani e si è recata in un paese completamente diverso e lontano dal suo per contribuire all’istruzione dei bambini keniani con l’Associazione Africa Milele. L’associazione si occupa di sostegno all’infanzia e sta costruendo un orfanotrofio nel villaggio di Chakama. Questi progetti nascono con l’intento di dare un supporto alla comunità locale per poi renderla indipendente. Si parla di istruzione, educazione sanitaria, costruzione delle strutture necessarie alla comunità. Silvia, che ha investito il suo ventitreesimo anno di età in questa esperienza di volontariato, con tutta la gioia di vivere per gli altri, è stata rapita il 20 novembre scorso mentre faceva acquisti al villaggio di Chakama. Da allora le notizie sono confuse, sono passati quasi quattro mesi e Silvia non è stata ancora ritrovata. Una vicenda agghiacciante, che deve ancora concludersi, e che purtroppo non ha visto il sostegno di tutta l’Italia, date le affermazioni vergognose che hanno fatto il giro dei social network: “Si fa del buon volontariato anche in Africa, senza che ti rapiscano i guerriglieri!”, “Pagheremo un riscatto, tornerà in Italia più in forma di prima, rilascerà una dichiarazione dicendo che non vede l’ora di tornare in Africa..” e tanti altri commenti che rivelano la pochezza che contraddistingue alcuni nostri compaesani. Persone che probabilmente parlano senza aver mai messo un piede in Africa (o in questa Africa senza villaggi turistici), senza aver scelto di investire il proprio tempo con un contributo più umano alla nostra società, senza essersi perse negli occhi e nei sorrisi di quei bambini a cui la “vita” ha dato qualche opportunità in meno. Persone che hanno pensato bene di tenersi alla larga dal “buonismo” dilagante, insomma. Il valore di una giovane donna, la bellezza del suo cuore, non sono alla portata di tutti, proprio come la scelta di fare volontariato, di spendersi per gli altri, di credere che le nostre singole azioni possano fare la differenza.
di Lea Cicelyn