Un metodo di lezione che a suo modo rompe gli schemi e che, soprattutto, riesce a ottenere ottimi risultati accrescendo la capacità di apprendimento dei ragazzi coinvolti. Il tutto, godendo anche delle bellezze paesaggistiche e naturalistiche del territorio. Rossella Borrelli è docente di italiano alla scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Collecini-Giovanni XXIII di Caserta e da qualche anno è la regista di una serie di lezioni all’aperto nelle classi dove insegna.

Due volte alla settimana infatti, di solito il venerdì con la prima e il lunedì con la terza, si reca con i suoi studenti in due posti splendidi del casertano: l’Oasi Wwf San Silvestro nell’ambito del progetto da lei presentato e accettato intitolato “Lezioni a bosco’’ e il Belvedere di San Leucio rientrante in un altro progetto, “Outdoor school’’. Entrambi sono stati la risposta al lungo periodo di didattica a distanza che la pandemia di Coronavirus ha in qualche modo imposto. «Paesaggi del genere fanno aumentare la concentrazione e la serenità dei ragazzi. Non solo: il rendimento degli studenti cresce, migliora» assicura la professoressa Borrelli che a tal proposito cita un esempio concreto a supporto della sua tesi. «Pochi giorni fa proprio all’aperto ho tenuto una lezione di grammatica e quando poi sono andata a verificare i lavori mi sono accorta che gli alunni non avevano fatto errori. È stata una piacevole conferma della mia convinzione rispetto all’opportunità di fare lezione all’aperto». Dunque l’idea non è solo affascinante, è concretamente redditizia dal punto di vista didattico (grazie anche a quello che è definito il Cooperative learning).

«Quando ho proposto tali progettualità – aggiunge Borrelli – sia il dirigente scolastico Antonio Varriale che i genitori hanno accettato con entusiasmo. Questo perché c’è la consapevolezza che i ragazzi hanno la possibilità di muoversi camminando, visto che il Belvedere e l’Oasi li raggiungiamo a piedi facendo diversi chilometri, e di stare a contatto con la natura imparando a rispettarla e ad apprezzarla». Fare lezioni i ragazzi all’aperto non è consuetudine in Italia, anche se le eccezioni non mancano, da Nord a Sud (con lezioni nei boschi o vicino al mare nei mesi più caldi). La pratica è invece già in consolidata da anni nei Paesi dell’Europa del Nord.

La professoressa Rossella Borrelli su questa disparità di applicazione della metodologia riflette: «C’è ancora la diffusa convinzione che la scuola sia rappresentata soltanto dall’aula chiusa ma dopo gli anni della pandemia, la didattica a distanza, il distanziamento tra persone, le mascherine i ragazzi devono avere anche la possibilità di riacquistare il contatto con l’esterno. Quando incrocio gli sguardi dei miei studenti – prosegue la docente – vedo la sorpresa, il fascino nello stare a contatto con la natura o godersi il panorama dall’alto. Noi adulti spesso questa meraviglia nel corso del tempo la perdiamo ma scorgere in loro aiuta anche un’insegnante a stare meglio».

di Antonio Sabbatino

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