di Luca Mattiucci*
Per i Maya pare che questa sia la fine. E qualcuno potrebbe anche dargli ragione: la crisi che non accenna a mollare la presa, una povertà che si fa sempre più diffusa e stringente, malattie tumorali che proliferano a più non posso, giovani e vecchi che hanno smesso di raccontarsi, un crescendo di violenza che va da quella domestica fino ad esplodere in decine di guerre. Si, può darsi sia la fine, se non della terra, almeno di quel mondo imperfetto ma felice che ciascuno di noi per qualche attimo ha sognato nella sua infanzia. E’ forse allora giunto il momento di gettare le armi? di lasciarsi andare? Mi dico No.
 
Lo faccio a bassa voce, a mò di esperimento. Ci provo gusto. Allora mi ripeto a squarciagola con chi mi è attorno. Lo faccio sorridendo, sembro un pazzo. All’amico che non vuole metter su famiglia causa precarietà gli dico che il folle è lui, lo faccio dolcemente. Alla compagna malata gli parlo di domani, perché oggi passerà e il futuro aspetta anche lei. Saluto un volontario con l’attenzione che nego ad altri, perché i suoi cerchi contano 75 inverni ma i suoi occhi si piantano saldi verso il domani, mentre mi restituisce il racconto delle radici di ieri.
 
Non trovo nulla da rottamare in lui, semmai in me. No, il 2012 non è la fine. Solo un inizio. Più travagliato, più sofferto. Ma pur sempre un inizio da sperare, con la convinzione che il futuro lo si disegna qui e adesso, assieme. Al 2013, allora! Con la passione e la voglia di sempre per continuare a raccontare le “buone notizie” del nostro volontariato.
*direttore responsabile Comunicare il Sociale
 

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui