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Si conclude al Parlamento Europeo il progetto FOM@PLAY – Libertà di Movimento nell’UE. Identità e Discorsi Transnazionali

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Il 25 settembre 2025 a Bruxelles, al Parlamento Europeo, cinquanta personalità del mondo accademico, politico, sociale ed economico, si confronteranno sui risultati del Progetto FOM@PLAY Libertà di Movimento nell’UE. Identità e Discorsi Transnazionali finanziato dal programma ERASMUS+KA220.
Un lavoro di ricerca durato tre anni che si è posto l’obiettivo di esplorare e promuovere la libertà di movimento come diritto fondamentale nell’Unione Europea, analizzando le esperienze di mobilità e le implicazioni identitarie e sociali ad essa associate. Non una semplice raccolta di dati, ma l’inizio della costruzione di una memoria collettiva della mobilità in Europa, una narrazione condivisa fatta di incontri, trasformazioni e nuove prospettive.
Il progetto, coordinato dal Prof. Pascual Perez-Paredes dell’Università di Murcia, ente capofila, ha coinvolto diverse istituzioni europee, tra cui le Università di Granada e Zaragoza in Spagna, l’Università di Perpignan in Francia, le Università di Napoli L’Orientale e Parthenope in Italia, il Centro Internazionale di Fotogiornalismo di Perpignan, l’ONG In Limbo e Digio Soluciones Digitales.
Dal 2023, la ricerca portata avanti presso l’Università di Napoli L’Orientale, coordinata dalla Professoressa Katherine E. Russo e da un team composto da Francesca De Cesare, Anna Mongibello, Arianna Grasso e Arianna Del Gaudio e oltre venti esperti ed esperte, ha realizzato e analizzato cento interviste a cittadine e cittadini europei residenti in Spagna, Francia e Italia, generando un ampio corpus audiovisivo disponibile sul sito web del progetto: www.fomatplay.eu. Sono state intervistate 100 persone, dai 20 agli 85 anni, provenienti da diversi paesi dell’Unione Europea (Grecia, Germania, Francia, Polonia, Olanda, Portogallo, Spagna, Romania) e da paesi confinanti non-UE, come Ucraina, Albania e Regno Unito. Dall’analisi delle interviste, si evince che la libertà di movimento, principio fondante dell’Unione Europea, continua a essere una sfida significativa. Come dimostrato da eventi recenti quali la Brexit e la pandemia da COVID, il diritto di circolare liberamente non può essere dato per scontato. Il progetto FOM@PLAY è nato proprio con l’obiettivo di indagare tali dinamiche, ponendo particolare attenzione alle esperienze di mobilità e alle barriere che possono limitarne l’esercizio.
Muoversi liberamente rappresenta un sogno, un’opportunità concreta per accedere all’istruzione, al lavoro e una occasione di crescita personale. Tuttavia, nella realtà quotidiana, diversi sono i fattori sociali e culturali che ne condizionano la reale possibilità di realizzazione. Accanto a narrazioni positive, sono emerse anche esperienze di stereotipi e esclusione, come quella di una donna automaticamente identificata come collaboratrice domestica soltanto per la sua origine polacca. La costruzione del senso di appartenenza passa non solo attraverso i diritti legali, ma anche attraverso pratiche quotidiane e simboliche. In alcuni casi, gli intervistati hanno dichiarato di sentirsi parte di una comunità mediterranea più che europea.
Un focus specifico del progetto è stato dedicato alle esperienze di i flussi di mobilità verso Napoli e la Campania. Dalle 38 interviste realizzate emerge che, in passato, a trasferirsi nella città partenopea da altri Paesi dell’Unione Europea erano prevalentemente donne spinte da motivazioni affettive. Oggi, invece, le ragioni sono più diversificate, così come i profili professionali e i percorsi formativi delle persone intervistate: chimica, biologia, statistica, diplomazia, istruzione, medicina, arte e relazioni internazionali.
Da queste cento storie emerge un dato fondamentale: la mobilità non è mai uguale per tutti, ma un’esperienza irripetibile, personale e unica. Per questo non può essere rinchiusa in schemi generali o ridotta a facili generalizzazioni. Non si tratta soltanto di spostamenti geografici ma di cambiamenti profondi. Le interviste dimostrano come l’identità personale si sia trasformata nel tempo. Col passare degli anni, cambia il modo in cui si parla di sé. Non si sentono solo ospiti, diventano parte di un racconto più ampio, a cavallo tra paesi, lingue e memorie. Katherine E. Russo, Professoressa Ordinaria in Lingua, Linguistica e Traduzione Inglese, Direttrice del Centro Interuniversitario di Ricerca – Dis4Change: Studi sul Discorso Climatico e Ambientale, Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.
Questo processo coinvolge anche la sfera familiare, dove relazioni, adattamenti e nuove appartenenze contribuiscono alla costruzione di un senso di radicamento e continuità, in un equilibrio sempre dinamico tra stabilità e movimento. Francesca De Cesare, Professoressa Ordinaria in Lingua, Linguistica e Traduzione Spagnola.