bancarottaNAPOLI – “Ci sembra assurdo che il provvedimento tocchi anche noi, e paradossale che si agisca anche contro chi, in questi anni, si è impegnato a denunciare le anomalie nei lavori di bonifica”. Sono allibiti i ragazzi del laboratorio “Bancarotta”, nato nel giugno scorso, quando un gruppo di ragazzi decise di occupare, per restituirla al quartiere, la struttura che una volta fu del Banco di Napoli, all’interno dell’area che oggi ricade nelle competenze di Bagnolifutura. Da quasi dieci mesi la struttura, completamente autofinanziata, ha ospitato corsi di vario genere ed iniziative che hanno visto grande partecipazione da parte del quartiere.
 
LE INDAGINI – Poi, questa mattina, la tegola: anche Bancarotta fa parte dell’area sotto indagine e quindi va sequestrata. “L’intervento di oggi, – spiegano i ragazzi, – non può non tutelare l’unico spazio di aggregazione per la difesa del territorio, tanto più che il laboratorio nasce sì nell’area ex-Italsider, ma dove prima si trovava una banca e non le lavorazioni produttive propriamente inquinanti”. Nella giornata, per chiedere un intervento in extremis delle Istituzioni (la regolarizzazione vera e propria non c’è mai stata), due delegazioni si sono recate alla Municipalità ed al Comune di Napoli. “L’amministrazione comunale, – concludono i ragazzi, – aveva espresso disponibilità al dialogo per il lavoro territoriale della struttura autogestita, chiediamo quindi che prenda una posizione chiara”. Intanto i lavori di sgombero sono già cominciati, i ragazzi, anche se in attesa di risposte, hanno cominciato a portare via mobili ed attrezzature e stanno organizzando iniziative a sostegno di quella che per molti giovani del quartiere era diventata una seconda casa. E un esponente delle forze dell’ordine si lascia scappare un commento: è un peccato, qui non ci sono altri punti di aggregazione, è un peccato per questi ragazzi. Ma la legge, a meno di clamorosi colpi di scena, resta legge.

di Nico Falco

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