Lo scorso 19 giugno la Conferenza Stato-Regioni ha approvato un’intesa fondamentale per chi si dedica all’impegno sociale: le competenze acquisite attraverso il volontariato negli Enti del Terzo Settore (ETS) potranno finalmente essere riconosciute ufficialmente, sia nel mondo della scuola che in quello del lavoro.
A proporre il provvedimento è stato il Ministero del Lavoro, in accordo con altri ministeri come quelli dell’Istruzione, dell’Università e della Pubblica Amministrazione. Dopo una fase di confronto tecnico durata mesi – con bozze condivise già a marzo e modifiche accolte fino a giugno – si è giunti a un testo condiviso da tutte le Regioni.
Dopo l’intesa in Conferenza, il decreto sta ora raccogliendo le firme dai vari dicasteri interessati, poi si procederà alla pubblicazione.
Ma che cosa significa, concretamente, «certificare le competenze del volontariato»? Significa riconoscere – con un atto formale e misurabile – le abilità che una persona sviluppa mettendosi a disposizione degli altri: capacità organizzative, relazionali, tecniche, che ora potranno diventare parte integrante del curriculum di una persona.
Chi presta servizio volontario all’interno di un ETS per almeno 60 ore nell’arco di un anno potrà entrare in un percorso di riconoscimento. Non basta però «aver fatto qualcosa»: l’attività dovrà essere inserita in un progetto strutturato, con obiettivi precisi, affiancamento da parte di un tutor, e una partecipazione attiva ad almeno il 75% delle ore previste. Se tutti i requisiti sono rispettati, l’ETS rilascerà un documento ufficiale che attesta le competenze maturate.
Il documento potrà essere usato in vari ambiti. Nelle scuole, ad esempio, potrà valere come credito formativo. Nelle università, potrebbe contribuire al riconoscimento di attività extracurriculari. E nei concorsi pubblici, o nel mercato del lavoro privato, diventa un modo concreto per mostrare competenze reali, fondate sull’esperienza.
Da anni l’Unione Europea promuove la validazione delle competenze acquisite fuori dai percorsi formali, e il volontariato è uno degli ambiti più rilevanti. Progetti come eQval – un’iniziativa Erasmus+ che ha prodotto strumenti concreti per la certificazione delle competenze nei diversi paesi – mostrano che l’idea non è nuova. Ma ora, finalmente, trova anche in Italia un’applicazione concreta e sistematica.
di Francesco Gravetti