arrevutot 2NAPOLI – L’associazione “Arrevuoto” lamenta le grosse difficoltà riscontrate nel mettere in scena il progetto di teatro e pedagogia famoso per aver fatto incontrare oltre 600 ragazzi provenienti da diversi contesti sociali.
L’INIZIATIVA. Nata nel 2005 grazie al regista Marco Martinelli del teatro delle albe di Ravenna, l’associazione coinvolge ogni anno circa 100 ragazzi e ragazze, di sei scuole del centro e della periferia di Napoli. Inizialmente gli istituti lavorano in coppia: i ragazzi partecipano ad incontri settimanali per poi riunirsi a fine anno scolastico presso l’ Auditorium di Scampia per le prove di uno spettacolo dalla regia collettiva. Scopo del progetto? Superare ogni forma di pregiudizio e creare un’alchimia positiva. «Arrevuoto – spiega il direttore artistico dell’ associazione, Maurizio Braucci  è un’esperienza che forma gli operatori teatrali alla pedagogia. Pur essendo un progetto “sociale” ha riscosso negli anni un grande successo artistico: ogni anno vengono realizzate delle repliche dello spettacolo finale con i teatri che si riempiono completamente. Ha ricevuto l’apprezzamento dei presidenti Ciampi e Napolitano e nel 2006 ha vinto il premio Ubu come miglior progetto italiano».
LE DIFFICOLTA’. « Lo spettacolo è gratuito e per questo deve essere sostenuto- commenta Braucci- il Teatro Stabile di Napoli, teatro pubblico finanziato dalle istituzioni, ha finanziato il progetto fino allo scorso anno poi quest’anno, a causa della profonda crisi, non può farlo. Già l’anno scorso sono giunte le difficoltà siamo partiti con l’autofinanziamento, e siamo riusciti a sostenerci inserendo l’evento all’ interno del Teatro Festival Italia. Quest’anno la situazione è più difficile per i finanziatori, tuttavia stanno preferendo sostenere spettacoli classici. Arrevuoto costa 60 mila euro, una spesa irrisoria rispetto al costo degli spettacoli del Mercadante che non costano in media 400 mila euro. Arrevuoto-conclude- è un progetto di impegno civile che coinvolge concretamente il territorio, c’è un ritorno in termini di vita, di cambiamento che altri spettacoli non hanno. Eppure viene lasciato indietro, quest’anno non sono neanche partiti i laboratori»

di Sabrina Rufolo

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