ROMA- «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». Recita così l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ratificava il 10 dicembre del 1948. Un atto dovuto a seguito della tragedia della Seconda Guerra Mondiale che era ben chiaro ai padri costituenti delle Nazioni Unite che, nel preambolo del testo scrissero che «il riconoscimento della dignità di tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo». A distanza di sessantasette anni dalla ratifica di uno dei più importanti documenti della storia moderna molti cittadini ancora non vedono riconosciuti i propri diritti in diverse parti del mondo. Ciò che molte associazioni impegnate nella difesa dei diritti della persona hanno sottolineato è la minaccia della guerra e del terrorismo, nonché la manifestazione di diverse forme di razzismo. Quest’anno Amnesty international ha dedicato l’anniversario ai migranti.