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di Paola Amore

 
 
 
PARMA – Racconta Daniel Pennac in Diari di scuola – “I nostri studenti che vanno male a scuola, quelli ritenuti senza avvenire, non vengono mai soli a scuola. Eccoli come cipolle, svariati strati di paure, preoccupazioni, desideri, rinunce… con un passato disonorevole, un presente minaccioso e un futuro precluso… eccoli che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione può cominciare solo dopo aver pelato la cipolla e posato lo zaino”.
Quante volte maestri e professori delle nostre scuole primarie e secondarie, si ritrovano a individuare disagi nell’alunno e a capirne anche le cause, ma con scarsa e a volte inesistenti possibilità d’intervento, perché le quattro, cinque ore al giorno non bastano. Sono tanti i docenti che sanno perfettamente che nell’ambito di una giusta valutazione per dire promosso o bocciato di un alunno, non possono non tener presente “gli strati della cipolla” e ”il peso dello zaino”, come scrive Pennac.  Non a caso notizia di questi giorni è la dichiarazione del Ministro dell’Istruzione che la bocciatura è utile solo in rari casi. Una nuova linea di valutazione, che sembrerebbe facilitare, forse, quest’arduo compito agli insegnanti. In realtà, il problema è dei costi, i bocciati ogni anno pesano nel bilancio del nostro stato per due miliardi e mezzo di euro. Per l’Italia si parla di circa 6mila bocciati in meno e quaranta milioni di risparmio per le casse del ministero dell’istruzione. Ma chi ne fa le spese? Sono circa 500mila gli studenti che, in questi giorni, sono alle prese con gli esami di riparazione, che hanno richiesto lezioni di ripetizione, spesso private, con un ulteriore aggravio di spesa sulla famiglia. Nella classifica delle regioni con meno bocciati al secondo posto, dopo la Basilicata (2,4) c’è l’Emilia Romagna (2,9 per cento).
A detta del sociologo Riccardo Prandini – dipartimento di Sociologia dell’Università di Bologna- questo in Emilia avviene, non perché in Emilia Romagna, i professori siano più “buoni” e meno propensi alla bocciatura, né da una superiorità di preparazione o di studio degli alunni emiliani, ma dal valore del costruire il “famigliare “ che, in particolare in questa regione, è al centro dei progetti sia delle istituzioni e soprattutto delle associazioni di volontariato. A Parma dal 2009, c’è per i piccoli “cittadini” parmensi e per le loro famiglie, il” Laboratorio compiti”, un’idea, che implementa l’alleanza fra famiglia, scuola e territorio, avanzata dalla Consulta delle Associazioni Familiari e condivisa con l’Amministrazione Comunale.  Il progetto si rivolge a quei bambini che hanno un percorso scolastico difficoltoso e alle loro famiglie. Capofila delle associazioni di volontariato, LiberaMente, che ha identificato le sedi, le altre associazioni di volontari e coordina, segue e controlla periodicamente il progetto. I laboratori compiti, non sono solo luoghi dove i volontari aiutano e supportano i bambini nello svolgimento dei compiti, ma prevedono anche incontri periodici con i genitori, finalizzati a rilevare l’importanza, le modalità dello studiare insieme per motivare, sostenere e accompagnare i loro figli, seguire i loro interessi, in un clima disteso e informale. Le attività sono tante, oltre a quelle dei compiti, anche ludiche, come la gita o anche andare a prendere un gelato tutti insieme.  Tutti i momenti dei laboratori sono finalizzati a sostenere e ad accompagnare le famiglie nella loro funzione educativa. Oggi, a Parma i laboratori sono 16, i bambini iscritti sono 312, i volontari attivi 150, 241 le famiglie intercettate, di cui 140 straniere e 101 italiane. Andrea è un volontario attivo del Laboratorio Compiti, che lo scorso giugno ha rappresentato la “Voce“ dei volontari alla giornata d’incontro di tutte le associazioni che partecipano al progetto, racconta i vari momenti dell’esperienza svolta: “I volontari sollecitano, sono desiderosi e disponibili a un rapporto interpersonale con le famiglie dei bimbi e, se richiesto, intervengono a loro sostegno nei rapporti con la scuola ed eventualmente con i servizi sociali. Ci sono momenti conviviali, feste, semplici merende e spazi di gioco che uniscono volontari di ogni età e bimbi, iniziative diverse dove i piccoli si cimentano senza problemi grazie alla loro innata curiosità ed energia, e momenti speciali che si condividono per stare insieme con i loro genitori. Insieme ci si rimette in gioco e si riprende a giocare. E’ uno stimolo potente per i volontari che hanno fatto questa scelta, che non definirei una missione, ma un vero e proprio piacere e arricchimento personale. E’ vero che essendo per la maggior parte volontari, il tempo che dedichiamo a questa preziosa, soprattutto per noi, attività, è “rubato” al nostro tempo libero, ma è altrettanto vero che è una grande ricchezza e risorsa per chi come noi la vive… ci sono mondi, esperienze, vite, vissuti con cui si entra in contatto e con le quali si allarga la nostra esperienza e soprattutto si ampliano le nostre emozioni. Come dicono i “nostri ” bimbi…siamo una grande Famiglia”. 
 
 

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