PALERMO. «Vent’anni fa non un solo magistrato se n’è accorto di come si stavano conducendo le indagini sulla strage di via D’Amelio. Ma com’è mai possibile? E’ questa la domanda che oggi mi inquieta e mi addolora». Così Rita Borsellino, ha ricordato suo fratello Paolo durante un incontro pubblico presso la biblioteca di Palermo. L’europarlamentare del Pd ha evidenziato la grossa confusione che tutt’ora permane sulle indagini per l’individuazione dei colpevoli della strage di via D’ Amelio: «Se una cosa abbiamo capito in questi 20 anni è che sulle stragi ci hanno raccontato un mucchio di fandonie – ha poi continuato – c’è  stata una rete fatta da chi ha diffuso ad arte le bugie per oscurare la verità». Poi ricordando le parole di suo fratello (‘Ricordate che quando mi ammazzeranno non sara’ stata soltanto la mafia), ha proseguito, « com’è possibile che si sia arrivati a sentenze passate in giudicato e che tutto quel castello di bugie sia passato al vaglio anche di magistrati senza che venisse fuori prima la verità? Oggi resta l’amarezza più grande – ha concluso – di sapere che anche una persona soltanto non ha voluto o saputo vedere la verità; per questo ringrazio i tanti che con fatica, in mezzo alle delegittimazioni, stanno continuando un lavoro di verità e giustizia».
PER NON DIMENTICARE. Il giorno 19 luglio del 1992 Paolo Borsellino e la sua famiglia erano a pranzo a casa di sua madre. Una fiat 126 parcheggiata in quella zona con circa 100 kg di esplosivo a bordo esplose al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, Claudio Traina e Walter Eddie Cosina. All’attentato riuscì a sopravvivere solo l’agente Antonio Vullo. Oggi a Palermo per non dimenticare, si sono riuniti in migliaia, scegliendo come simbolo della giornata l’agenda rossa, mai più ritrovata, che il magistrato utilizzava per segnare i suoi appunti e i suoi spunti investigativi. Il luogo per non dimenticare è l’albero d’ulivo piantato in via D’Amelio, dove «vogliamo che ci siano persone che scelgono di fare memoria e non i fiori dei rappresentanti delle istituzioni» fa sapere la famiglia Borsellino.

di Davide Domella

PER SAPERNE DI PIU’

Lo speciale del Corriere.it su Paolo Borsellino

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