DSC_1671di Mariangela Pollonio
 
TRANI – Dal carcere in cucina. Protagoniste sei donne detenute. Accade a Trani, dove un noto pastificio pugliese ha promosso per il secondo anno consecutivo il progetto di riqualificazione sociale per detenute “Ripartiamo dalla pasta”. L’obiettivo è dare nuovi stimoli e potenziali sbocchi lavorativi a chi, dopo aver scontato la propria pena, tenterà di reinserirsi in società. L’iniziativa, già sperimentata e conclusa nei primi mesi del 2013, è stata presentata ieri presso il penitenziario femminile tranese.
 
MASTROMAURO – L’idea, partita dal pastificio Granoro con la collaborazione della Factory del Gusto, una scuola di cucina barese con sede a Molfetta, è quella di fornire attraverso questo percorso opportunità di sviluppo, favorendo l’acquisizione di professionalità nel settore del food e in quello pastario. «Tornare era una promessa fatta alle componenti del carcere – ha dichiarato l’amministratore delegato del pastificio Granoro Marina Mastromauro – per dare luce a chi ancora è nel buio. Il senso di questo percorso è soprattutto etico – ha proseguito – e mi auguro che “Ripartiamo dalla Pasta” diventi un appuntamento fisso, dove la continuità sia fatta di persone umane che si occupano di loro. L’intento è poter contribuire al benessere delle detenute permettendo alle stesse di riscoprire il concetto di quotidianità attraverso i piccoli gesti quotidiani, come il cucinare, e di riappropriarsi dei sapori come componente ultima di un percorso in cui dagli ingredienti semplici si arriva al piatto finito. Ritengo che “il fare”, abbia in se una forza educativa enorme».
 
L’IDEA – Il progetto rieducativo sarà riservato a sei detenute, avrà la durata di due mesi e si svolgerà un giorno alla settimana. «Sono previsti sei incontri – ha spiegato Salvatore Turturo, amministratore della Factory del Gusto – che partiranno nei prossimi giorni con lezioni della durata di un paio d’ore ciascuna, tenute dai nostri esperti e dai tecnologi del pastificio. Al termine del percorso sarà rilasciato anche un attestato di partecipazione. Ma sottolineo che fulcro del progetto è il rapporto umano che si instaura con loro, unico modo per trasferire le nostre conoscenze».
Il percorso, articolato con lezioni teoriche e pratiche, avrà la finalità di formare le detenute sul processo di lavorazione industriale della pasta secca di semola di grano duro nell’ottica finale di far comprendere le caratteristiche del prodotto, per una migliore rielaborazione dello stesso nel momento della sua preparazione. Inoltre, avrà l’obiettivo di migliorare l’autostima e l’immagine di sé, individuale e di gruppo. «La finalità – ha sottolineato Bruna Piarulli direttrice del penitenziario femminile – è anche aiutare le detenute a comprendere quanto sia fondamentale una sana alimentazione, che viene poi trasferita in carcere, dove è stato riscontrato un miglioramento della preparazione dei pasti che ogni giorno le detenute allieve hanno somministrato alle loro compagne, visto che svolgono anche funzione di cuoche all’interno della struttura. Riteniamo che queste attività, nelle quali possono avere contatti al di fuori della propria cella, aprano degli spiragli, e per l’amministrazione penitenziaria qualsiasi percorso utile a migliorare la loro vita è sempre ben accolto».
 
LE PROTAGONISTE – Le detenute che parteciperanno alla formazione sono state scelte da un gruppo di osservazione composto dall’istruttore del carcere, dagli educatori e dalla direttrice dell’istituto. È stata una selezione accurata, basata anche sul temperamento e sull’affidabilità delle stesse, considerato che durante il corso si utilizzano anche attrezzi pericolosi come coltelli.
Le sei donne sono intervenute all’incontro di presentazione. Hanno spiegato che per loro non è solo un asettico corso di cucina, ma una modalità alternativa per una possibile reintegrazione e per stringere rapporti umani. Peccato che ad oggi, una volta uscite dal carcere, non esista una rete che accompagni le ex detenute verso la ricerca di un lavoro, in cui possano mettere in pratica ciò che hanno imparato. Non si ha più nessuna informazione. Mamme, mogli, compagne unite da vite difficili. Ognuna di loro, chi con voce fioca, chi con un sorriso, ha cercato di esprimere la sua gratitudine. Una in particolare è contenta di poter seguire il corso per la prima volta visto che il prossimo anno sarà finalmente libera.
 

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