Tornare a vivere, a sperare di sovvertire un presente difficile, grazie all’agricoltura e alla produzione di prodotti alimentari. Il progetto Campo Aperto, giunto al suo quarto anno, ha per protagonisti 5 detenuti con fine pena mai del carcere Pasquale Mandato di Secondigliano e altri volontari. Attraverso la coltivazione, portata avanti con abnegazione e sacrificio, è pronto il pacco dal carcere all’interno del quale sono contenuti trasformati di pomodorini rossi e giallo: un vero regalo della terra. L’iniziativa è promossa dalla cooperativa L’Uomo e il Legno attraverso l’azienda agricola Fuori le Mura. Il costo del pacco è di 20 euro, acquistabile recandosi alla sede di viale della Resistenza 15 di Scampia della cooperativa dove c’è anche un negozietto di Fuori le Mura o ordinandolo sulla pagina facebook de l’Uomo e il Legno (con consegna gratuita). «Ragionando con i detenuti, ci è venuta l’idea di fare un pacco fuori al carcere rievocando quello che vengono consegnati all’interno agli ospiti» spiega Vincenzo Vanacore, presidente della cooperativa L’Uomo e il Legno. «I detenuti protagonisti dell’iniziativa – aggiunge – hanno fatto trasparire una grande gioia di vivere nonostante l’ergastolo. Si sono posti degli obiettivi di vita e i risultati sono stati ottimi. Da quando siamo partiti tra i 5 sono c’è stata una sola defezione e abbiamo dovuto mandare in carcere l’agronomo 2 volte a settimana perché loro chiedevano di imparare e di fare ancora meglio. C’è stato uno scambio tra noi e la nostra cooperativa, noi abbiamo fatto da collante sociale».

Vanacore racconta anche dei benefici tangibili per uno dei detenuti di Campo Aperto. «Dopo oltre 20 anni di detenzione è riuscito ha avuto un permesso premio per recarsi in una parrocchia. In più, e di questi siamo davvero felici, prima di rientrare ha chiesto di potersi recare alla nostra cooperativa per ringraziarci. Fra due anni se questo stesso detenuto riuscirà ad avere la possibilità di uscire la mattina e tornare la sera, stiamo attrezzando al Parco dei Camaldoli 5000 mq di terreno per svolgere la mansione di agricoltore. Ma l’obiettivo pieno – prosegue il presidente de l’Uomo e il Legno – non è stato ancora raggiunto perché c’è un work in progress che sprona a fare sempre meglio. L’agricoltura connessa all’aspetto sociale ha dato molto ai detenuti con un modo di porsi alla vita diverso rispetto al futuro. E quando ci sono ad esempio le gelate del raccolto, si rammaricano di quanto accaduto e vogliono fare meglio».

di Antonio Sabbatino

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