VENEZIA. Posto fisso monotono, secondo il premier Mario Monti, ma soprattutto un miraggio per i giovani? Sì, ma non per tutti. Secondo dati diffusi dalla Fondazione Leone Moressa di Mestre, che ha messo a confronto giovani italiani e stranieri (dai 15 ai 30 anni) in materia di contratti lavorativi nel primo semestre del 2011,  gli immigrati under30 hanno contratti più stabili.  Ha il posto fisso il 64%, contro il 53,3% degli italiani.  Inoltre, se disoccupati, gli stranieri trovano lavoro prima: il tempo medio di attesa è di 12,3 mesi contro i 17,3 mesi dei coetaei italiani. Tutto questo, però, a discapito dello stipendio, che è più basso rispetto a quello di 70 euro e arriva mediamente a 939 euro netti al mese. In più, gli stranieri sono disposti a lavorare in orari più disagiati (specie di sera), svolgono mansioni non adeguate al proprio titolo di studio (36%, contro il 27,7% degli italiani) e sono perlopiù operai (oltre l’80%).
I DATI. Quasi un terzo è rumeno, seguito da albanesi (16,6%), marocchini (6,1%) e moldavi (3,5%). In tutto, i lavoratori non italiani under30 sono 455mila, mentre sono quasi 95mila i disoccupati. Il tasso di occupazione è dunque del 44,5%, ben superiore a quello dei giovani italiani (32,5%), mentre il tasso di disoccupazione arriva al 17,2%, contro il 20,4% dei coetanei italiani. Questo il dato nazionale. Ma nei diversi territori la situazione non è del tutto omogenea: in molte delle regioni del Nord e in alcune del Centro i livelli di disoccupazione sono più elevati tra i giovani stranieri rispetto ai giovani italiani. Succede, ad esempio, in Veneto (19,9% degli stranieri e 10,7% degli italiani) e nelle Marche (rispettivamente, 22,2% e 12,9%). «I giovani stranieri mostrano comportamenti occupazionali diversi rispetto ai giovani italiani – riferiscono i ricercatori della Moressa –: la necessità di avere un lavoro per rinnovare il permesso di soggiorno, la mancanza di sostegno da parte della rete parentale e il disagio economico li portano ad affacciarsi prima al mercato del lavoro, accettando stipendi più bassi ma sicuri, mansioni meno qualificate e lavori in orari anche disagiati» . E concludono: «Sebbene la crisi abbia colpito di più proprio dove la presenza straniera è maggiore (come al Nord), i giovani immigrati possono però contare su contratti più stabili, soddisfacendo a una domanda di lavoro dal basso profilo che continua a essere espressa dal sistema produttivo, economico e sociale»

di Mario Domella

Per approfondire:

Ministero dell’Interno

La previdenza sociale

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