MILANO. «Come mai mi sono messo a cantare? Per Matteo, un mio piccolo fan. Eravamo diventati amici…poi se n’è andato». Quando i piccoli amici se ne vanno per una brutta malattia non ci sono risposte accettabili su questa terra. Solo l’esigenza di fare qualcosa.
Leonardo Pieraccioni ha sentito il bisogno di cantare. O meglio di stonare come ammette lui. Per Matteo e per l’associazione di cui faceva parte e che il piccolo amico gli ha fatto conoscere, la Fondazione «Cure 2 Children».
LO SA PIERACCIONI DI ESSERE STONATO. Ma ha voluto lo stesso cantare una canzone – scritta insieme all’amico Beppe Dati – che si chiama (appunto) «Stonato». Il videoclip (di cui anticipiamo una parte su Corriere.it) uscirà in dvd dal 4 dicembre prossimo e si chiamerà «Natale con Cure 2 Children» (distribuito da CGHomeVideo e in vendita nei negozi oltre che sul sito www.cghv.it e nei supermercati Unicoop Firenze). Ovviamente tutto il ricavato del videoclip (che oltre alla canzone contiene testimonianze, interviste e backstage) sarà devoluto ai progetti della Fondazione «Cure2Children» che da anni si muove «a supporto dei bambini con tumori e malattie del sangue indipendentemente dalla loro etnia, religione o regione geografica».
LEONARDO, MA CHI ERA MATTEO? E COME L’HAI CONOSCIUTO?
«Un giorno arriva una macchina a casa mia. Era il babbo di Matteo, 9 anni, che cercava di mettersi in contatto con me perché gli sarebbe piaciuto farmi incontrare suo figlio, che era un mio fan ed era all’ospedale Meyer di Firenze in cura per un tumore» dice Pieraccioni. «Io non ero in casa. Lascia il numero di telefono. Fissiamo in un bar a Firenze. Matteo m’incontra e stiamo un po’ insieme, facciamo le foto, parliamo dei film che gli erano piaciuti ma capisco che non è un pomeriggio e un incontro come tanti…capisco che rimarremo in qualche modo in contatto. E così è stato. Ci sentiamo, lo vado a trovare al Meyer mentre fa la chemio. Vedere dei bambini che fanno la chemio è qualcosa di surreale, non ci sono davvero parole per esprimere i pensieri che ti passano per la testa. Poi ci mandiamo gli auguri di Natale e poi…poi non ero in Italia e mi arriva un sms “Matteo non c’è più”».
LEONARDO SI FERMA UN ATTIMO. E’ difficile trovare le parole adatte per descrivere una tragedia. Soprattutto per chi di natura è abituato a far ridere. Ma il racconto lascia senza fiato: «Il padre di Matteo da subito decide che deve fare qualcosa e, insieme ad altri genitori che hanno visto e vivono l’inferno per dei bambini che li hanno lasciati, fonda Cure 2 Children. Si danno un gran daffare, riescono a mettere su una Fondazione, piccola ma piena d’entusiamo e di persone capaci che “vogliono fare” ed i risultati si vedono. Lui e sua moglie Gigliola fanno un altro bambino: Leonardo. E’ uguale a Matteo. Però…però Dario, il padre, quella morte di suo figlio non l’ha mai capita. E come si può capire una cosa del genere?
Il fatto che non ci sia più Matteo lo ha ucciso dentro e malgrado sia nato da poco Leonardo, una sera Dario si mette a guardare sul pc le foto di Matteo e decide di raggiungerlo con la sua pistola. Ed è così che lo trovano: davanti al pc, sullo schermo le foto di Matteo…ora un’altra volta insieme. Quel gesto personalmente mi mise molto in crisi anche per quanto riguardava la mia partecipazione a Cure 2 children. Mi ci aveva coinvolto Dario e ora non riuscivo più a capire se aveva un senso o meno per me cercare di continuare ad aiutarli a farli conoscere. E’ stata Gigliola, sua moglie a dirmi di non smettere di seguirli. E’ stata sempre Gigliola a darmi il permesso di raccontare questa loro storia: “Li tieni in vita col tuo ricordo”. Dario e Matteo li tiene in vita soprattutto Leonardo che ha i loro occhi ed il loro stesso identico sguardo».
PER GLI OCCHI DI MATTEO E DI TUTTI i bambini che soffrono di tumore e malattie del sangue, Pieraccioni ha deciso di non mollare e continuare a lottare. Forse anche grazie al ricordo di un altro amico caro (e geniale) che per una terribile forma di neurofibormatosi, una malattia ereditaria, lo ha lasciato otto anni fa e di cui lui – senza che si sapesse in giro – ha preso il nome in prestito per il protagonista di uno dei suoi film di maggior successo. Un amico che nonostante non ci sia più continua – come confida Pieraccioni tra lo scherzo e il commosso – «ogni tanto a mandargli mail» e a consigliarlo sulle cose giuste da fare. Come quest’ ultima, ovvero continuare a dare una mano a «Cure2Children».
TRA GLI ULTIMI PROGETTI DI «CURE2CHILDREN» c’è anche lo sviluppo di un database globale per il neuroblastoma, ovvero l’intenzione di sviluppare un database internazionale per i pazienti con «neuroblastoma nei Paesi a basso e medio reddito, ponendo così le basi per una strategia di collaborazione globale». Questo progetto, supportato dalla Fondazione Umberto Veronesi, si inserisce nel lavoro di cooperazione internazionale del St. Jude Children’s Research Center di Memphis (Usa): Pediatric Oncology Network Database (POND).
«PURTROPPO IL NEUROBLASTOMA è in cima alla lista delle cause di morte oncologica nei bambini» – spiega il Dottor Lawrence Faulkner, onco-ematologo pediatra e coordinatore scientifico della Fondazione. «Questo è verosimilmente dovuto all’intrinseca resistenza del neuroblastoma alle terapie attuali ma anche alla sua relativa rarità ed alla conseguente difficoltà di condurre studi biologici e clinici adeguati». «E’ importante per noi dare una concreta possibilità di cura a tanti bambini» – spiega il Presidente di «Cure2Children» Cristina Cianchi – «per questo chiediamo l’aiuto di tutti, per poter intervenire e dare un valido supporto a tutte le richieste che ci pervengono quotidianamente da ogni parte del mondo. Nulla è più importante di un bambino. Nulla è più importante di curare un bambino».

di Iacopo Gori (corriere.it)

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