borromeo ROMA – Antonio Borromeo gira a piedi l’Italia per riaffermare un suo diritto. Il suo e quello di altri 950mila genitori separati. Padri, soprattutto, ma anche madri che stentano a vedere il proprio figlio o che nei casi peggiori non lo vedono affatto. Per questo, ha deciso di mettersi in marcia e di sensibilizzare opinione pubblica ed istituzioni ad applicare realmente la legge 54 del 2006 sull’affido condiviso della prole e a difendere il diritto alla Bigenitorialità. «Perché attraverso una class action che, come associazioni di padri separati, abbiamo fatto nel 2008 nei Tribunali italiani – spiega Borromeo – abbiamo rilevato 650mila casi di affidi condividi falsi, scritti solo sulla carta ma di fatto inapplicati». Come nel suo caso. Vastese, 46 anni, educatore ed insegnante di pianoforte, separato dal 2006, Borromeo è padre di un bambino di 11 anni. «Ma in pratica, non lo vedo mai, anche se il giudice ha stabilito l’affido condiviso».
NELLA CITTA’ DI PADRE PIO – Ed allora, Antonio Borromeo, si è messo in cammino. Oltre quattromila chilometri di strada, di sentieri, di percorsi. Dal Nord al Sud Italia per giungere l’11 giugno a Strasburgo, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, e far sentire la voce dei genitori. Nel corso del suo viaggio, iniziato lo scorso 25 aprile da Vasto, ha fatto tappa in città importanti come Milano, Roma, Napoli, Firenze, Bari. E adesso, anche San Giovanni Rotondo. «Ho deciso di fermarmi nella città di San Pio per vivere un momento di meditazione e di riflessione su quello che sto cercando di fare» racconta il marciatore, ormai ribattezzato con il nome di Papi Gump. Perché come il celebre personaggio del film “Forrest Gump”, anche lui corre. E corre verso una meta, un obiettivo preciso. «In Italia la legge sull’affido condiviso dei figli non è applicata, perché di fatto, nella maggior parte delle situazioni, le modalità sono quelle dell’affidamento esclusivo alle madri. Ed i padri restano tagliati fuori».
ITALIA CONDANNATA – Eppure, lo scorso mese di gennaio, l’Italia è stata condannata per la terza volta dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo per aver violato il diritto al rispetto dei legami familiari e alla genitorialità di un padre separato. «Le storie dei padri separati a cui è impedito di vedere i propri figli sono molto simili fra loro – spiega Borromeo, che è anche presidente dell’associazione “Io che colpa ne ho” – . I più fortunati riescono a vedere il bambino solo pochi giorni a settimana, di solito il martedì ed il giovedì, per cinque ore scarse. E se va bene, hanno un pernotto a casa ogni 15 giorni. Un arco di tempo troppo breve per instaurare un solido rapporto tra padre e figlio e per trasmettere insegnamenti, valori, condivisioni». Di qui, l’esigenza dei genitori separati di vedersi riconosciuto il diritto inviolabile alla Bigenitorialità, calpestato troppo spesso dal nostro Paese e per questo richiamato dalla Corte Europea.
VERSO STRASBURGO – E proprio a Strasburgo, Borromeo porterà con sé l’11 giugno il carico di aspettative e di speranze dei genitori separati. Uomini e donne incontrati durante il lungo cammino. Mamme e papà che lo hanno ospitato, accolto, incoraggiato. Di conseguenza, di fronte agli europarlamentari illustrerà anche le finalità delle oltre 18mila firme raccolte nelle diverse città in cui ha sostato. Una petizione “contro la sottrazione legalizzata dei minori” che sarà poi presentata ai parlamentari italiani di Camera e Senato. Perché i minori non «vengono sottratti solo ai loro genitori, ma anche al resto della famiglia. Basti pensare – conclude Borromeo – che sono circa 26mila le denunce nei Tribunali da parte dei nonni che non riescono più a vedere i loro nipoti».

di Emiliano Moccia

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