NAPOLI – Quando l’integrazione sale sul palco di un teatro. È quello che fa da 18 anni la compagnia dell’Unione Ciechi ed Ipovedenti di Ercolano e Portici. Un gruppo di una quindicina di attori, dieci dei quali ipovedenti e ciechi assoluti che dal 1997, almeno una volta all’anno, porta in scena spettacolo della tradizione napoletana: Eduardo, Scarpetta, Di Maio, E.A. Mario sono tra gli autori rappresentati dalla compagnia teatrale vesuviana. «Il riconoscimento più bello che riceviamo è che nessuno dal pubblico riesce a notare la differenza tra gli attori non vedenti e quelli normodotati» dice Bruno Mirabile, da sempre regista della compagnia e genitore di due ragazzi non vedenti. Negli anni ’70, si è avvicinato al teatro nella sala della parrocchia di Sant’Anna a San Giorgio a Cremano, la stessa che ha visto muovere i primi passi a Massimo Troisi. Tante collaborazioni con artisti importanti, prima della decisione di provare a portare in scena una compagnia di attori ciechi: «I napoletani hanno una teatralità innata, i non vedenti una sensibilità unica: non facciamo altro che unire le due cose e portarle sul palco – spiega il regista – Prima di ogni spettacolo, ripetiamo al pubblico il nostro motto: il vostro sorriso è la nostra luce».
AL MAV – All’ultimo spettacolo realizzato al Mav di Ercolano ha assistito anche Mario Barbuto, presidente nazionale dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti. Quello della compagnia vesuviana è stato individuato come un metodo da esportare in tutta Italia: «Oltre ai tempi e alle battute, i nostri attori devono ricordare solo una cosa in più: il numero di passi da percorrere per muoversi sulla scena» racconta il regista, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.
SOLD OUT – I risultati in termini di pubblico parlano di spettacoli «sold out» ormai da anni, almeno cinquecento spettatori a serata tra i teatri dell’area vesuviana: «Con queste iniziative – conferma Matteo Cefariello, presidente dell’Uici di Ercolano ed uno degli attori della compagnia – intendiamo sensibilizzare le persone cosiddette normali alle esigenze dei ciechi. Spesso si tende a ghettizzarci, invece tutti dovrebbero sapere che messi in condizione di operare al meglio, anche noi possiamo ottenere risultati eccellenti in tutti i campi. Per questo motivo, chiediamo sempre alle istituzioni di starci vicino e favorire la creazione di strutture ed attrezzature in grado di favorire le attività dei non vedenti».
di Francesco Catalano