Schengen1BRUXELLES – Unione Europea sì, ma forse non più unione del welfare, dell’assistenza, della solidarietà. Così sembrano pensarla – e volerla – Germania, Austria, Olanda, e Gran Bretagna, Paesi ricchi e «custodi» del rigore. Come preannunciato dal ministero della Giustizia olandese, hanno appena concordato di inviare una lettera alla Commissione europea, e quella lettera è l’auspicio di una barriera: ogni Paese – vi si dirà – deve poter rifiutare l’assistenza sociale agli immigrati Ue che non abbiano mai lavorato prima entro i suoi confini, o deve anche avere il diritto di espellerli, se c’è qualche imbroglio nelle carte.
Bersaglio non troppo nascosto: quei cittadini romeni e bulgari che dal 2014, finita la moratoria sui loro trasferimenti, potranno cercar lavoro altrove. Già si parla di centinaia di migliaia di nuovi immigrati. Almeno sulla carta, non hanno mai potuto trapiantarsi lontano dalle proprie frontiere: una volta arrivati a Berlino, o a Londra, saranno loro quelli che «non hanno mai lavorato prima» in quel Paese, e dunque i più esposti alle norme che si vuole proporre.
Alla base di tutto vi è un concetto sottinteso, fondato o no che sia: troppi abusano di servizi migliori in Paesi più benestanti del loro, troppi fanno i «turisti del welfare» solo per ottenere ciò che a casa non hanno. E ora la crisi economica – altro sottinteso – non permette più di far troppa beneficenza, di scialare. Ma la barriera dovrebbe riguardare anche studenti, ricercatori, artisti, insomma tutti e di tutti i Paesi? E come si potrà mai discriminare fra un passaporto e l’altro? Troppo presto per capirlo: finora il documento è stato solo preannunciato, i tempi della Ue viaggiano a quinquenni. E vi è un’obiezione intuibile: la solidarietà comunitaria, e la libertà di movimento delle persone, sono fra i valori fondanti dell’Ue, non basta invocare la crisi per calpestarli.
Forse la lettera sarà davvero un segnale politico, all’avvicinarsi dell’«ondata da Est». Ma anche da Ovest, da Nord, da Sud: ciò che si auspica, se mai sarà applicato, alla fine potrà riguardare tutti. Per David Cameron, il premier britannico, l’«invasione» da Est è diventata quasi un’ossessione. E anche per chi governa a Berlino: la Germania attende fino a 180 mila nuovi immigrati. Magari il vero obiettivo di Cameron e colleghi è il solito, mitologico idraulico, stavolta non polacco ma romeno. Ma destinatario del messaggio può essere anche l’elettore conservatore di Londra, o di Berlino.
Fino a oggi, con più o meno difficoltà, qualunque immigrato europeo in una nazione Ue ha sempre ottenuto il suo «medico della mutua», i suoi rimborsi. E la minaccia di espulsione invocata dalla lettera esiste già ora: per esempio, quando l’immigrato non abbia i mezzi per mantenersi. Esistono anche, però, paure e pregiudizi legate alle ondate immigratorie, in ogni Paese. Lo testimoniano su Internet certi «blog» europei dedicati proprio ai problemi del lavoro, e spesso ricettacolo di schiume di altri secoli. Domenica mattina, su uno di questi blog, si potevano leggere simili perle: «Turismo del welfare, roba da parassiti. Come questi fottuti zingari, non fanno niente se non star seduti ad aspettare l’assegno sociale. Camere a gas, per tutti loro…». A sera, quello stesso blog vantava 127.314 visitatori.

Luigi Offeddu (da corriere.it)

 

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