Lasciare per almeno tre settimane la propria attività medica in Italia, rinunciando anche al proprio compenso, per recarsi in Uganda per assistere i bambini bisognosi di cure.
È ciò che da anni fanno Bruno Cigliano e Antonio Savanelli, medici del Dipartimento di chirurgia pediatrica all’Università Federico II di Napoli e ora in pensione. Grazie alla collaborazione con l’associazione di medici, infermieri e volontari Surgery For Children, fondata circa 25 anni fa a Vicenza dal medico irpino Sergio D’Agostino, i due pediatri vanno in missione al St.Mary’s Hospital Lacor, in località Gulu nel nord dell’Uganda per visitare e operare i minori sofferenti di varie patologie.
«Spesso non è semplice comunicare con i familiari dei piccoli perché non tutti parlano inglese e in quella località c’è il dialetto dell’etnia Acholi. Il tempo della decisione rispetto all’intervento è davvero esiguo». Fondamentale è la comunicazione. «Gli annunci delle visite vengono dati per radio – dice Antonio Savanelli – e chi ascolta spera che venga pronunciato il nome di suo figlio che così può ricevere una vista e nel caso essere operato».
Savanelli non nasconde le difficoltà: «Il viaggio dura una giornata tra aerei e spostamenti interni e appena arrivi devi mettersi subito al lavoro. Cominciamo le operazioni alle 9 del mattino andando avanti sino a tarda sera. È stancante, le ferie non sono retribuite. Non è un sacrificio, se ti accorgi che in Uganda tante persone attendono il tuo aiuto».
Il dottor Bruno Cigliano racconta una storia significativa dell’importanza della presenza di un medico che ha avuto la possibilità di formarsi in un Paese come l’Italia, in cui la sanità è garantita a tutti: «E’ la storia di un bambino che soffriva di ipospadia, aveva il pene curvo. Dopo due operazioni a pagamento mal riuscite, che la famiglia si è potuta permettere soltanto vendendo la terra e precludendo la possibilità all’altro figlio di studiare, il padre di quel bambino in lacrime si è rivolto a noi. L’abbiamo operato, l’intervento è riuscito e ora guarda con ottimismo al futuro». Le tipologie di operazioni in Uganda in Italia sono spesso superate ma in quel Paese rappresentano ancora un’ancora di salvezza. «Operare la neovescica rettale, lì ancora oggi determina il destino di un bambino – conferma Savanelli – Se prendi una decisione sbagliata oggi, domani quel piccolo potrà sviluppare una forma tumorale».
Prossima missione, a febbraio 2025. Surgery For Children accetta donazioni tra il 5×1000. Tutte le info sul sito dell’associazione.

di Antonio Sabbatino

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