ROMA. Numeri impietosi, quelli tirati fuori da Sos Impresa Confesercenti in occasione del “No Usura Day”.  In Italia gli “strozzini” sono più di  40mila e negli ultimi 10 anni la criminalità organizzata – che aveva una presenza marginale nel mercato usuraio – ha acquisito amplissime quote e sempre più numerosi sono i clan e le cosche che gestiscono un business che frutta complessivamente almeno 20 miliardi all’anno. L’ingresso della criminalità organizzata (soprattutto della camorra) nell’attività usuraia ha favorito la trasformazione in una grande holding economico-criminale e ha contribuito a inserirla nella vita delle imprese e quindi nel sistema economico, spalancando le porte dei grandi circuiti finanziari. L’usura costringe alla chiusura 50 aziende al giorno e ha bruciato, nel 2010, circa 130mila posti di lavoro. Solitamente sono commercianti che operano nel dettaglio tradizionale: alimentaristi, fruttivendoli, gestori di negozi di abbigliamento e calzature, mobilieri.
L’ALLARME. Poi ci sono i cosiddetti “usurai dalla faccia pulita”, che spesso si nascondono dietro società di intermediazione o di servizi finanziari. “Si tratta di un fenomeno in preoccupante espansione negli ultimi anni – spiega Lino Busà, presidente di Sos impresa Confesercenti – e rappresenta una delle più insidiose forme d’illegalità economica, perché gioca sulla fiducia che può nutrire una persona bisognosa nei confronti di una struttura apparentemente legale ed impersonale, visibilmente pubblicizzata sui mezzi di informazione. I prestiti di queste finanziarie non sono mai di grossa entità e i tassi d’interesse iniziale abbastanza tollerabili, il meccanismo di usura o truffa scatta sul tasso di interesse che non è mai a scalare, ma fisso o sull’obbligo di acquisto di un servizio tanto inutile, quanto oneroso”.
LE DENUNCE. Il numero delle denunce registrate è risibile. “Dal 1996 si assiste a un calo sistematico e apparentemente inarrestabile del numero delle denunce – dichiara Lino Busà – anche se è doveroso segnalare che dal 2004 il metodo di rilevazione statistica del ministro dell’Interno è cambiato e quindi diventa più difficoltosa un’automatica comparazione con gli anni precedenti. Nel 2008 sono stati 375 i reati commessi e 905 le persone denunciate, segnando un leggero incremento sull’anno precedente (+12%) ma i numeri sono talmente bassi da rendere insignificante qualsiasi serio raffronto statistico”. Particolarmente indicativo è l’aumento delle persone denunciate che, sempre secondo il ministero dell’Interno, nel primo semestre del 2010 sono state 640.
 
Mirko Dioneo
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