In Italia, la povertà non accenna a diminuire e anzi, assume contorni sempre più complessi e sfaccettati. È quanto emerge dal nuovo rapporto 2025 della Caritas, che fotografa una realtà fatta di bisogni molteplici, fragilità intrecciate, numeri in crescita. Lo scorso anno sono stati ben 277.775 i nuclei familiari assistiti dalla rete Caritas, che con oltre 3.300 servizi attivi sul territorio copre ormai il 92,7% delle diocesi italiane. Un impegno diffuso, capillare, che ha visto anche i centri parrocchiali giocare un ruolo sempre più centrale nell’attività di ascolto e supporto.
Dietro questi numeri si nascondono storie diverse, ma accomunate da difficoltà spesso persistenti. La maggior parte delle persone assistite è di origine straniera, con il 56,2% proveniente da quasi 180 Paesi diversi: in testa Marocco, Perù e Romania. Ma sono ancora moltissimi anche gli italiani in difficoltà, che rappresentano il 42,1% degli utenti. L’età media degli assistiti continua a salire: oggi si attesta a 47,8 anni, ma supera i 54 anni tra gli italiani, con un quarto degli utenti over 65. Anche il livello di istruzione fotografa un’Italia fragile: due assistiti su tre non hanno titoli superiori alla licenza media e solo il 5% ha un titolo universitario.
La povertà economica resta il bisogno più diffuso, ma raramente si presenta da sola. Sempre più spesso i problemi economici si intrecciano con difficoltà occupazionali, abitative, sanitarie, familiari o legate al percorso migratorio. Più della metà delle persone che si rivolgono alla Caritas affronta almeno due ambiti di bisogno, mentre per un terzo la situazione è ancora più grave, con tre o più criticità contemporaneamente. L’insicurezza abitativa colpisce oltre il 21% degli assistiti, con percentuali ancora più alte tra gli stranieri. Non mancano poi i problemi di salute, le difficoltà legate all’inserimento lavorativo o alle pratiche burocratiche, specialmente per chi arriva da altri Paesi.
Le richieste che arrivano ai centri Caritas raccontano la fatica quotidiana di chi deve far fronte ai bisogni primari: il 71,5% delle persone chiede aiuto per beni essenziali come cibo e vestiario, mentre cresce anche il numero di chi non riesce più a pagare l’affitto o a sostenere spese sanitarie, scolastiche e formative. La risposta della rete Caritas si articola in un vasto ventaglio di interventi: non solo distribuzione di beni materiali, ma anche contributi per l’alloggio, assistenza sanitaria, consulenze legali e percorsi di accompagnamento sociale.
In questo quadro già difficile, il passaggio dal Reddito di Cittadinanza all’Assegno di Inclusione ha avuto un impatto rilevante. Solo l’11,5% degli assistiti Caritas nel 2024 ha beneficiato di questa nuova misura, contro il 15,9% che nel 2023 aveva accesso al Reddito di Cittadinanza. Ancora più marginale il ricorso al Supporto per la formazione e il lavoro, che ha raggiunto appena l’1,3% degli utenti. In totale, meno del 13% delle persone accolte dalla rete Caritas riesce a rientrare nelle maglie delle nuove misure di contrasto alla povertà.
Il rapporto 2025 consegna così una fotografia nitida e preoccupante di un’Italia dove la povertà, sempre più multidimensionale, non può essere affrontata solo con risposte emergenziali. Servono politiche strutturali capaci di andare oltre il mero sostegno economico e di intervenire sulle cause profonde del disagio, promuovendo l’autonomia e l’inclusione di chi oggi vive ai margini.
di fran. gra.