NAPOLI- Le eccellenze sono destinate a trovarsi e a sposarsi. Nel vesuviano è successo in varie occasioni. Ultima di una lunga serie è l’incontro tra il ricercatissimo pomodorino del piennolo della cooperativa sociale  “Giancarlo Siani” e il pizzaiolo Aniello Falanga. Le due realtà, conosciutesi grazie alla comune appartenenza al circuito di Slow Food Vesuvio, si sono apprezzate a vicenda. Col tempo il pizzaiolo dell’Haccademia di Terzigno, comune in provincia di Napoli, ha assaggiato il pomodoro coltivato sul terreno confiscato alle pendici del Vesuvio. Falanga ha studiato il “pizzino vesuviano”. Ha pensato a come poterlo far coesistere agli altri straordinari prodotti che utilizza nelle creazione culinarie. È nata così la pizza Radio Siani. Una pizza fritta per la precisione. Una montanara realizzata con pizzino vesuviano, olive itrane, capperi di Salina, origano selvatico del Vesuvio e olio extravergine di oliva del Vesuvio. Un piatto degno dei più blasonati gourmet.
La cooperativa sociale “Giancarlo Siani” si è affacciata al mondo dell’agricoltura sociale da poco più di due anni, ma vanta già alcuni importanti riconoscimenti. Ultimo in ordine di tempo quello della pizza Radio Siani. Il nome dalla pizza viene dal primo progetto della cooperativa “Giancarlo Siani”, una radio appunto che porta il nome di Giancarlo, il giornalista ucciso all’età di 26 anni nel 1985 per aver denunciato da abusivo e precario sulle colonne de “Il Mattino” l’intreccio tra camorra e politica nella città di Torre Annunziata. Nata come associazione nel 2009 per gestire il bene confiscato di corso Resina ad Ercolano, l’ex casa del boss del clan Birra in cui è nato il progetto Radio Siani, negli anni la realtà è cresciuta, affiancando all’associazione una cooperativa che da quasi tre anni gestisce un altro bene confiscato, sempre nel comune vesuviano. Un terreno confiscato appunto nel quale ha riportato alla luce un antico prodotto vesuviano, il quasi scomparso pomodorino del piennolo. «Con la pizza Radio Siani si chiude un cerchio. Da un progetto antimafia nato in un bene confiscato – dichiara il presidente della cooperativa, Giuseppe Scognamiglio – al terreno agricolo, recuperando e coltivando un’eccellenza locale che, grazie alle sapienti mani del maestro Falanga arriva su una pizza. Che Falanga abbia scelto il nostro prodotto non solo è un importante attestato di stima, ma ci inserisce di diritto in una gamma di prodotti di alta qualità». Un cerchio che non si ferma e punta a crescere. Il pizzino vesuviano è molto richiesto. Non solo fresco, nel periodo della raccolta da luglio a settembre, ma anche in conserva. «Questa è la parte sana dell’antimafia, ovvero fare rete tra eccellenze locali. Acquistare il pomodorino di una cooperativa antimafia significa scegliere da che parte stare», chiosa Giuseppe Scognamiglio. Aniello Falanga è alla continua ricerca di prodotti che raccontino il territorio in cui lavora. Nei suoi piatti utilizza quasi esclusivamente prodotti della rete Slow Food e segue pedissequamente il motto dell’associazione: “buono, pulito e giusto”. Nel 2015 ha ricevuto il riconoscimento dei Due Spicchi dalla guida alle pizzerie d’Italia del Gambero Rosso.

di Ciro Oliviero

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui