ROMA. «Questo Natale donate stufe elettriche ai bambini norvegesi, che rischiano di morire di freddo durante i gelidi mesi invernali». È l’ironia la chiave scelta da un gruppo di studenti africani e dall’associazione di studenti norvegese SAIH per combattere gli stereotipi e spiegare i problemi dell’Africa. «In Norvegia i bambini stanno gelando. È arrivato il momento di occuparci di loro», cantano voci commosse sul brano composto appositamente dal jazzista sudafricano Wathiq Hoosain, per una campagna di beneficenza immaginaria – «Radi-Aid» – che fa il verso a famose campagne del passato, da «Band Aid» del 1984 a «We are the World» di Michael Jackson e Lionel Richie.
SU YOUTUBE – Nel video girato in Sudafrica, che su Youtube ha registrato 887mila contatti in soli sette giorni, si vede un gruppo di studenti norvegesi e africani, guidati dal rapper «Brezzy Vee», che lancia una campagna per la raccolta di caloriferi, intitolata «Africa for Norway»: nelle immagini, da una parte africani allegri e felici che donano stufe e dall’altra norvegesi che tremano nelle tempeste di neve. «La gente non ignora quelli che muoiono di fame – scandisce il cantante -. Perché noi dovremmo ignorare chi muore di freddo? Anche il gelo uccide». E ancora: «Africa, dobbiamo fare la differenza per la Norvegia».
STEREOTIPI – Una parodia, che vuol trasmettere un messaggio serio: le raccolte di fondi e aiuti per l’Africa non possono basarsi solo su stereotipi. «Immaginate – si legge sul sito di Radi-Aid – che tutti gli africani abbiano visto “Africa for Norway” e non avessero altre informazioni sulla Norvegia. Cosa penserebbero? E a cosa pensate voi, quando si parla di Africa? Fame, povertà, criminalità, Aids?». «La verità è che in molti paesi africani sono in atto sviluppi positivi, e vogliamo che si venga a sapere – spiega Erik Evans, presidente Raid-Aid Agency.
IL DECALOGO – L’iniziativa, finanziata dall’Agenzia Norvegese per la Cooperazione e Lo Sviluppo, prevede anche un decalogo per raggiungere l’obiettivo di «un’informazione rispettosa»:
1) Non limitarsi agli stereotipi.
2) Migliore informazione su quel che accade nel mondo, a partire da scuole, tv e media.
3) Più rispetto da parte dei media.
4) Aiuti basati su necessità reali, non frutto di «generiche buone intenzioni».
Antonella De Gregorio (corriere.it)