Una struttura d’accoglienza dalle limitate dimensioni nella quale stabilire un dialogo con gli ospiti e creare le condizioni di un loro reinserimento della società, al di là dell’aspetto assistenziale. È questa la caratteristica principale, per certi versi innovativa rispetto agli approcci del passato, della “Casa delle Genti’’ di via Peppino De Filippo 8 (una traversa di via Foria). L’edificio è stato recuperato, si potrebbe dire in extremis, dal Comune di Napoli che ha scongiurato il rischio di chiusura dei battenti a due anni di distanza dalla prima inaugurazione. Il 20 giugno del 2020 infatti, l’allora cardinale Crescenzio Sepe chiese l’aiuto della Fondazione Ritiro di Santa Maria del Trionfo per predisporre una struttura per senza fissa dimora. Successivamente, però, alla fondazione e alla cooperativa Accoglienza Vincenziana la Curia non è più riuscita a garantire i fondi per le attività e via via è accresciuto il pericolo dello stop all’accoglienza dei senza fissa dimora. Per evitare il fallimento del progetto, il Comune di Napoli si è quindi sobbarcata la spesa mensile di 10.000 euro per permettere l’accoglienza sino a 32 persone che avranno a disposizione stanze doppie con bagno, la possibilità di ricevere pasti e di svolgere diverse attività.

Il nuovo percorso della struttura – La seconda fase della Casa delle Genti è ufficialmente aperta da oggi, con la cerimonia inaugurale alla presenza del sindaco Gaetano Manfredi, dell’assessore alle Politiche Sociali Luca Trapanese oltre a chi fa parte del Ritiro di Santa Maria del Gran Trionfo e dell’Accoglienza Vincenziana. «L’obiettivo – spiega il primo cittadino – è quella di migliorare l’accoglienza, rendendola più moderna. Noi abbiamo già aumentato l’offerta nelle ultime settimane siamo a 75 posti in più rispetto a quanto trovato in passato. Sappiamo anche che la pandemia ha aumentato il bisogno di assistenza». L’assessore Luca Trapanese erudisce sull’approccio che l’amministrazione città vorrà avere per farsi carico dei quasi 2000 senza fissa dimora che si contano attualmente (ma non tutti sono censiti) nella città di Napoli. «La mia idea è quella di unirsi a realtà solide creando strutture che non siano solo dormitori da 120 posti (il riferimento è al dormitorio pubblico di via Giuseppe De Blasis ndr.) ma delle realtà più piccole incentrate più sulla persona. Case, appartamenti, edifici per accompagnare le persone non solo nell’accoglienza ma anche nella loro rinascita. La problematica più importante è quella di convincere i senza fissa ad essere accolte non stando per strada, c’è una diffidenza grande verso le istituzioni e verso l’accoglienza in grandi strutture. Bisogna concentrarsi sul lavoro da fare sulla persona per la ripresa della propria autonomia».

Il background degli ospiti – Orfani di casa e lavoro, con problemi familiari, sofferenti di patologie e affetti da disabilità. Ecco l’identikit degli ospiti, italiani e stranieri presenti sul territorio napoletano, che saranno accolti dalla Casa delle Genti di via Peppino De Filippo 8 e che potranno contare sull’assistenza di 6 operatori e alcune suore. Spiega Padre Salvatore Farì, presidente della Fondazione Ritiro di Santa Maria del Trionfo chiamata a gestire le attività insieme alla cooperativa dell’Accoglienza Vincenziana: «Noi puntiamo sull’inclusione sociale, in alcuni casi siamo riusciti anche a far offrire agli ospiti un lavoro. Spesso loro sono arrabbiati con la società ma con questo stile di accoglienza e vicinanza ritrovano serenità, fanno rete fra loro e in alcuni casi qui è sbocciato anche l’amore. Alla Casa delle Genti c’è un forno a legna, un laboratorio multimediale, un giardino che vogliamo riutilizzare (vanno sanati degli abusi a dei vecchi manufatti realizzati decenni fa ndr.), è un luogo in cui si può determinare il rientro nella società al di là dell’accoglienza».

L’allarme della Caritas – All’inaugurazione di questa mattina anche don Enzo Cozzolino, direttore della Caritas di Napoli, il quale snocciola dati allarmanti sulle persone in questo momento bisognose di aiuto a causa della crisi sociale derivante dalla pandemia da Covid. «L’80% dei nuovi poveri ha bussato alle Caritas della Campania, sommati alle vecchie situazioni siamo arrivati al 123% di aumento esponenziale di richieste. Vogliamo chiedere di cuore l’aiuto di tutti. Talvolta la Caritas sopperisce a quanto non fanno altri però devo dire ci sono dei segni di speranza perché insieme si va più veloci e lontani».

di Antonio Sabbatino

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