Patrizia, Alessandro, Antonio, sono solo alcuni dei giovani e meno giovani coinvolti in un progetto europeo nato dalla collaborazione con Shannara e Arciragazzi Aps di Portici.
Lo scopo è semplice, semplice in maniera disarmante, ma davvero necessario: «Quello che stiamo facendo è costruire strumenti di facilitazione per l’orientamento e l’introduzione nel mondo del lavoro dei giovani, a 360 gradi». A parlare è Paola Schettini, presidente dell’associazione capofila di una cordata più ampia, costituita complessivamente da sei associazioni. Si tratta di due realtà italiane, due greche e due spagnole. Per l’Italia oltre Arciragazzi che ha sede a Portici e che è capofila in Europa, c’è anche la cooperativa Sociale Vedogiovane (Borgomanero). Per la Spagna: Obretebre (Roquetas) e Camera di Commercio Italiana di Barcellona (Barcellona). Per la Grecia: Kane (Kalamata) e G2.0 RED (Atene).
Il progetto in questione si chiama SIDE! ed è tra quelli strutturati a livello europeo che investono e coinvolgono tutta la popolazione giovanile, locale, italiana, europea. Anche dei giovani con disabilità o comunque con fragilità.
E per quanto riguarda gli utenti di Dimensione Azzurra? «Con loro stiamo testando uno strumento che si chiama video curriculum, che è un mezzo di autovalutazione e autoriconoscimento di competenze spendibili nel mondo del lavoro», continua a spiegare Paola Schettini. In breve, questo è un modo per rendere immediatamente chiare e utilizzabili le competenze di ogni partecipante attraverso lo strumento dell’unicità di ciascuno e, soprattutto, attraverso la scoperta e il consolidamento delle autonomie. Proprio per questo, il gruppetto interessato a questo “esperimento” attraverso l’esperienza del mettersi in gioco al di fuori della propria comfort zone sarà impegnato in un percorso finalizzato al conseguimento di una certificazione europea spendibile nel mondo del lavoro. Certo, lo step successivo sarà poi quello di suscitare interesse e attenzione nei potenziali futuri datori di lavoro, ma di questo è ancora prematuro parlare.
INFLUENCER, ARTISTI, OPERAI: IL LAVORO CHE NOBILITA E MOBILITA
Trasformare le proprie passioni e le passioni in competenze, e poi trasformare tutto ciò in una professione è il sogno dei ragazzi coinvolti nel progetto. In questo primo gruppo ci sono almeno due aspiranti TikToker, due artisti, un esperto e navigato factotum che a differenza dei più giovani ha già accumulato qualche esperienza. E dietro ogni sguardo – quello degli utenti ma anche quello degli operatori – ci sono come al solito le storie che portano ad oggi.
PATRIZIA
C’è ad esempio la storia di Patrizia, timida, timidissima, ma che non si tira indietro e che è la prima a mettersi in gioco. «Mi piace fare tutto, sentirmi utile, lavorare, anche se spesso mi viene un po’ di pigrizia. Riesco a venirne fuori stando insieme ai miei compagni perché mi sento supportata».
ALESSANDRO
E di supporto attraverso la relazione con gli altri parla anche Alessandro, uno dei più giovani del gruppo. È un artista, Alessandro, un artista a tutto tondo. Scrive racconti e anche poesie, disegna, legge. Ed è nell’arte che cerca il suo posto nel mondo. «Penso e spero che queste mie passioni possano diventare un lavoro, perché l’arte è anche la strada che ho voluto intraprendere quando ho scelto il mio indirizzo di studi, tempo fa». Ma la volontà di Alessandro è soprattutto una: «Voglio aprirmi al mondo». La condivisione con gli altri è una cosa bella, non è un fatto scontato, ma qui pare che sia proprio il filo conduttore.
SALVATORE
Salvatore è il più grande e il più esperto, in passato ha fatto tanti piccoli lavoretti, ma oggi ha ancora voglia di crescere, sentirsi forte attraverso la consapevolezza e la relazione con gli altri. «Sono qui per imparare, per conoscere nuove persone, per mettermi in gioco. Faccio anche il volontario, perché amo aiutare gli altri, mi piace prendermi cura non solo di me stesso ma anche, anzi soprattutto degli altri».
STEFANIA
E c’è, tra loro, in mezzo a questo gruppetto vario e variegato, chi ha fatto del “prendersi cura” la propria ragione di vita. È il caso di Stefania, una delle educatrici di Dimensione Azzurra, che accompagna moralmente e materialmente il gruppo in questo percorso. «Per me partecipare a questo progetto è stato bello e formativo perché da educatrice tutti i giorni mi rendo conto di come il lavoro sia un aspetto importante della persona. Nello specifico la persona disabile viene spesso identificata come persona che non ha necessità di lavorare e invece non è così, perchè il lavoro non è solo la dimensione economica ma la dimensione che dà dignità alla persona, nel senso dell’autoefficacia, dell’autoaffermazione, del sentirsi proprio persone valide, che esistono».
IO LAVORO, DUNQUE ESISTO
«Nel quotidiano – prosegue l’educatrice, che presso la sede del centro diurno di Torre del Greco di Dimensione Azzurra supporta insieme ad altri operatori ben 24 utenti – mi rendo sempre più conto di quanto sia stretta la correlazione tra lavoro e affermazione di sé, anche e soprattutto nelle persone che hanno una difficoltà. Parallelamente però mi rendo anche conto di come non ci siano opportunità concrete. Questo progetto invece lo è, perché avvicina i ragazzi al mondo del lavoro perché fornisce degli strumenti fondamentali per comprendere chi sono, cosa vogliono, cosa sanno fare. La mia speranza è che si possa accedere presto al livello successivo: fare rete e creare un’impresa sociale che possa dare opportunità concrete ai ragazzi. Il centro diurno riesce, anche grazie a progetti come Side! a fornire giuste competenze ma al momento manca il “fuori dal centro. Questo è un nodo fondamentale. Ho iniziato a lavorare come educatrice perché sentivo il desiderio di aiutare gli altri ma non sapevo nello specifico come. Mio papà era medico ma io ho paura degli aghi, non sono brava nelle materie scientifiche. Poi un giorno sono andata in una casa famiglia e quella è stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita. Lì ho sentito di aver trovato il mio posto, nello stare insieme a tutte quelle persone alle quali viene detto ogni giorno “tu non ce la puoi fare”. Il mio desiderio e il mio scopo è dire loro ogni giorno: “non è vero, tu invece ce la puoi fare”».