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di Stefania Melucci
ROMA. Una vita dedicata alla sport, senza dimenticare la solidarietà. Nelle scorse settimane la due volte campionessa olimpica di nuoto dello Zimbabwe, Kirsty Coventry, in veste di ambasciatrice  del brand Arena, ha visitato i progetti della costruzione di due pozzi in Kenya realizzati da Amref (African Medical and Research Foundation). La Coventry ha visitato Mutito e Ngelani Matia nel distretto di Kitui che si trova a circa 200 km a est di Nairobi. «Prima di tutto sono una donna dell’Africa. Ho visto in prima persona le sfide che le popolazioni africane, in particolare le donne, devono affrontare per ottenere acqua potabile. Ogni giorno le donne e i bambini devono camminare per chilometri per prendere e trasportare l’acqua che non è sempre pulita. Per questo i progetti sostenuti da Arena e Amref sono importanti».
PROBLEMA ACQUA – La nuotatrice africana ha incontrato lo staff del team Amref per conoscere i progressi dell’iniziativa «Molla Uwu». Il completamento del progetto ha permesso la sostituzione di una molla precedentemente contaminata che distribuisce l’acqua attraverso 12,5 chilometri guidando la rete di distribuzione a quattro chioschi d’acqua. La costruzione è stata realizzata attraverso una partnership tra l’organizzazione africana e la comunità locale, rappresentata da quindici membri che compongono il comitato di gestione delle risorse idriche, ora responsabile per il funzionamento e la manutenzione del sistema di approvvigionamento idrico. Il pozzo fornisce acqua pulita e sicura a più di 4.500 persone, tra cui 1.305 bambini di due scuole elementari, che vivono nei centri di Uwu e Mutito. Per garantire il funzionamento del pozzo e l’uso efficiente delle risorse a lungo termine, i membri della comunità effettuano una piccola spesa di 2 scellini keniani (circa 1,9 centesimi di euro) per ogni 20 litri d’ acqua.
TOUR AFRICANO – Kirsty Coventry è arrivata a Ngelani Matia, dove ha visitato un pozzo d’acqua attualmente in corso che, una volta terminato, può servire circa 2.700 persone, tra cui tre scuole primarie e un dispensario. Il pozzo e il suo sistema di distribuzione di 10 chilometri pomperà 192.000 litri di acqua al giorno a quattro chioschi. In questo modo le donne e i bambini non saranno più costretti a percorrere a piedi oltre otto chilometri al giorno per raccogliere l’acqua dai pozzi scavati a mano nei letti dei fiumi asciutti. Il pozzo è stato perforato a una profondità di 140 metri, grazie al contributo della popolazione locale. Alla domanda se è possibile avviare progetti simili, l’ex atleta non ha dubbi: «E’ fondamentale lavorare per rafforzare la consapevolezza della necessità di questi pozzi e la necessità di avere acqua pulita. Sono convinta che la responsabilità di costruire e gestire i pozzi deve essere data alle comunità come è auspicato dal modello Amref. Troppe persone vengono in Africa per aiutare ma non insegnano alla comunità come prendersi cura di se stessi. Invece, è necessario farlo affinché le popolazioni imparino a gestirsi in autonomia. L’acqua è vita ma in Africa è l’acqua pulita ad essere vita. La costruzione dei pozzi permette alle comunità di ricevere acqua da bere, cucinare e pulire».
MESSAGGIO ALL’EUROPA E ALL’AMERICA – «Quando Arena mi ha chiesto di partecipare a questo progetto ho subito accettato – ha detto Coventry -. Io vengo dallo Zimbabwe dove l’acqua è un problema; per questo voglio saperne di più e trasferire quest’esperienza nel mio paese. Dopo questa visita mi piacerebbe lanciare un messaggio sia nei paesi europei che americani dove l’acqua non è un problema. Nei territori africani purtroppo azioni semplici come aprire un rubinetto o fare la doccia non sono possibili. Per poterli aiutare è necessario ammetterlo. Tutti gli sforzi devono andare oltre la semplice azione di fornire l’acqua alle comunità, deve essere acqua pulita al fine di ridurre l’incidenza di malattia che deriva spesso dalle contaminazioni. Inoltre condivido l’approccio di Amref che opera per responsabilizzare le popolazioni locali sia per la costruzione sia per la distribuzione del bene alle comunità, in modo che possano sviluppare un senso di appartenenza e imparino ad aiutare se stessi».

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